Bordeaux, Grenoble, Lione, Bordeaux, Strasburgo e Marsiglia. In Francia diversi comuni ecologisti o di sinistra, e comunque assai diffidenti verso il 5G (per non dire ostili), stanno finalmente cambiando atteggiamento consentendo agli operatori di accendere le nuove antenne.
Un’ottima notizia per le telco transalpine, dopo mesi di attesa e di tensioni, superate Oltralpe grazie ad una capillare campagna di comunicazione e dialogo promossa da parte delle autorità per informare la cittadinanza e i sindaci riottosi.
Lo scrive oggi Les Echos, sottolineando che dopo mesi gli operatori cominciano a vedere la luce e possono iniziare in diverse città a lanciare i primi servizi per ammortizzare il caro prezzo speso per le frequenze (2,8 miliardi).
In altre città invece – fra queste Nantes, Rennes, Lille e soprattutto Parigi – continua l’opera di dialogo e moral suasion.
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E in Italia?
Secondo i numeri del sito Stop 5G sono più di 600 i comuni stop 5G (www.alleanzaitalianastop5g.it), a fronte di 394 i sindaci che hanno emanato ordinanze contro il nuovo standard di comunicazione. Il fenomeno sembra in frenata, ma il divieto di bloccare l’installazione delle antenne 5G contenuto nel Dl Semplificazioni approvato lo scorso mese di luglio non è stato dirimente. I sindaci in alcuni casi continuano ad opporsi.
Secondo un’inchiesta di Wired, ci vorrà tutto il 2021 per risolvere le vertenze con i comuni riottosi, la maggior parte delle volte in tribunale.
Come intende porsi il nuovo Governo nei confronti dei Comuni che dicono no alle antenne?
Tra l’altro, come emerge dal sito dei No 5G, anche le connessioni satellitari per diffondere il 5G nelle aree rurali sono finite nel tritacarne delle polemiche sanitarie.
Vedremo. Certo, un atteggiamento troppo “muscolare” rischia di sortire l’effetto contrario a quello desiderato, secondo alcuni osservatori che la pensano così come ad esempio l’Anci, fautrice della linea del dialogo con i sindaci riottosi.
Intanto quello che sta succedendo in Francia potrebbe rappresentare comunque una pietra di paragone.
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La Francia punta sul dialogo
Il Governo Macron ha deciso di puntare appunto sul dialogo con la cittadinanza e con i sindaci ecologisti scettici verso le nuove tecnologie. E piano piano i risultati si vedono con l’accensione delle antenne in diverse città che in un primo momento si erano messe di traverso per timore (infondato scientificamente) delle possibili conseguenze negative del nuovo standard sulla salute.
E così, SFR e Bouygues Telecom per esempio hanno acceso il 5G a Lione, superando le resistenze del sindaco verde Grégory Doucet che aveva chiesto una moratoria sul nuovo standard per avere il tempo di organizzare un dibattito democratico sull’argomento.
Orange dal canto suo annuncia che presto sarà la vota di Strasburgo, un altro comune verde dove la cittadinanza alla fine ha dato disco verde al 5G, dopo mesi di concertazione portata avanti anche dalla Fédération française des télécoms.
Ad oggi, su un totale di 20mila antenne autorizzate sul territorio dall’Agence nationale des fréquences (ANFR) ne sono operative circa 9.500. E soltanto 4 antenne sono oggetto di un contenzioso fra i sindaci che le hanno bloccate e i prefetti che ne contestano le decisioni.
Operatori francesi sollevati
Per gli operatori, sottolinea Les Echos, è un sollievo. Orange, SFR, Bouygues Telecom e Free hanno speso circa 3 miliardi per le frequenze in concomitanza con un’ondata ecologista assai sentita nel paese.
I sindaci non hanno il diritto di opporsi all’accensione delle antenne, ma gli operatori hanno preferito evitare un muro contro muro generalizzato e hanno invece puntato sulla conciliazione. Una strategia che sembra dargli ragione, anche se ci vorrà tempo per sciogliere tutti i nodi.
E così il dialogo continua a Nantes, Rennes, Lille e Parigi in attesa del rapporto ufficiale della Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro che ha ricevuto mandato dal Governo per studiare l’impatto del 5G sulla salute e pubblicare l’esito della ricerca entro la primavera.
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