C’è un limite alla crescita degli abbonamenti di video on demand?
Si tratta di una crescita dettata soltanto dall’effetto lockdown oppure di un mutamento definitivo delle abitudini di fruizione dei consumatori?
E l’ingresso di Amazon nel palinsesto del calcio riguarderà anche il campionato di Serie A?
Netflix sale
Tante domande, ancora insolute. Ma il trend di crescita dello streaming sembra ormai segnato e lo dimostra il fatto che Netflix è ormai diventato il secondo maggior gruppo televisivo europeo per ricavi alle spalle di Comcast, la casa madre americana di Sky. E’ quanto emerge da un’analisi condotta da Ampere Analysis, secondo cui Netflix detiene una quota complessiva del 6,1% dei ricavi televisivi europei, alle spalle di Comcast (Sky) che guida la classifica con una quota di mercato del 12%. A seguire, ci sono il broadcaster pubblico tedesco ARD (5,7%) e la britannica BBC (4,2%). L’arcinemico Amazon detiene una quota del 2%, ancora alle spalle dei grandi player europei ma in ascesa.
In classifica, un po’ sopra Amazon, ci sono anche Mediaset e Rai.
Netflix ha da sempre un andamento positivo in Europa
Dal suo lancio nel 2012 e nel 2016 ha lanciato i suoi servizi in tutta Europa e ha superato il traguardo di 1 miliardo di dollari di fatturato. Entro il 2017, aveva il numero di clienti più grande di qualsiasi attività televisiva in abbonamento in Europa. Tuttavia, il successo di Netflix pesa sulle emittenti locali stanno affrontando crescenti pressioni, ha osservato Tony Maroulis, principal analyst di Ampere Analysis.
Mercato pubblicitario in crisi
Oltre tutto la pandemia ha penalizzato il mercato della pubblicità televisiva, aggravando e accelerando i problemi dei broadcaster tradizionali. Nel frattempo Netflix guadagnava sempre di più. “Nei prossimi anni, Netflix da solo sarà finanziato meglio di molte emittenti commerciali leader e la sua portata significa che è in grado di produrre quantità di contenuti di alta qualità che la maggior parte dei suoi concorrenti locali non può eguagliare”, ha osservato Maroulis. “Questo squilibrio globale rispetto a quello locale accelererà ulteriormente il cambiamento della visualizzazione online, che ora sta cominciando a spostarsi anche verso i gruppi demografici più anziani”.