L’auto elettrica è il vettore su cui tutti hanno scommesso per rendere possibile un modello di mobilità pulita e sostenibile, soprattutto in ambito urbano e sulla rete autostradale nazionale. Un modo per accelerare la trasformazione green dei trasporti in corso, tra i tanti possibili, è la tecnologia “Vehicle-to-Grid” o più semplicemente V2G.
Con questa sigla si intende una modalità di utilizzo della propria auto elettrica che non è solamente legata alla mobilità di per sé, ma anche allo stoccaggio dell’energia elettrica.
Immaginiamo che la nostra auto, quando è ferma, possa diventare una grande batteria, che da un lato va ricaricata (magari quando l’energia costa meno), ma dall’altro può funzionare come fonte di energia da inserire di nuovo nella rete, energia da rivendere (quando ci si guadagna di più), che consente, inoltre, anche una maggiore stabilità dell’intera infrastruttura.
Si tratta di sistemi di energia “bidirezionali”, che ricevono energia elettrica per ricarica dalla rete e quando sono fermi la restituiscono: alla rete nazionale, ad un quartiere, ad un edificio/condominio, alla propria abitazione.
C’È GRANDE INTERESSE PER IL VEHICLE TO GRID
— Davide Crippa (@crippa5stelle) 8 maggio 2019
Si è concluso da poco l’incontro con le associazioni di categoria e case automobilistiche con lo scopo di raccogliere osservazioni sulla bozza di decreto denominato “Vehicle to Grid” https://t.co/k4POHmIDNA pic.twitter.com/ceBbYmbiW2
Lo scorso mercoledì, a Roma, si è tenuto l’incontro tra il Ministero dello Sviluppo economico, le associazioni di categoria e le case automobilistiche, proprio per raccogliere osservazioni su “Vehicle to Grid”, decreto ministeriale di prossima emanazione che stabilirà criteri e modalità per favorire la diffusione della tecnologia di integrazione tra i veicoli elettrici e la rete elettrica.
“Ambiente, Trasporti e Sviluppo sostenibile sono tre pilastri del nostro programma e le misure messe in campo fino ad oggi dal Governo, come ad esempio l’Ecobonus, cominciano a dare i risultati previsti. Ad aprile le immatricolazioni di auto elettriche sono cresciute del 356% in più rispetto all’anno precedente”, ha dichiarato in una nota ufficiale il sottosegretario allo Sviluppo, Davide Crippa.
“Le batterie rappresentano una delle opzioni più importanti per l’accumulo di fonti rinnovabili, ma anche per avere un sistema più flessibile che porti dei vantaggi economici e ambientali per i cittadini. Con le batterie ad alta capacità di accumulo, i veicoli elettrici funzionano come un deposito di energia che può essere utilizzato in caso di mancanza di energia elettrica. Rilevanti sono stati i contributi sia da parte delle associazioni che delle società automobilistiche. A breve ci sarà un nuovo incontro dove ci confronteremo sulle osservazioni avanzate e sul loro eventuale recepimento”.
Nel corso dell’incontro, si legge nella nota ministeriale, si è discusso delle regole, definite “ad hoc”, che semplificano e favoriscono l’accesso ai mercati di dispacciamento delle autovetture elettriche e, nel contempo, rendono tale accesso più vantaggioso economicamente.
Il concetto è semplice: l’energia in eccesso può essere rivenduta, cosa che abbatterebbe i costi sostenuti per l’acquisto di un’auto elettrica del 25%.
In Europa tale tecnologia è promossa da utilities come E.ON, EDF ed Enel.
Proprio in Italia, con il Gruppo Enel è partito un paio di anni fa un progetto pilota di infrastrutture per il V2G, a cui si sono aggiunte anche il costruttore Nissan e l’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova.
Il progetto pilota voleva dimostrare la fattibilità della tecnologia Vehicle-to-Grid e i tanti vantaggi, sia per i cittadini, sia per le imprese, tra cui quello di poter entrare in città senza inquinare e quindi senza esser vincolati da eventuali stop alla circolazione.
Grazie a questa tecnologia e all’infrastruttura collegata, ci sarebbero molti altri vantaggi, soprattutto in ordine energetico ed ambientale, perché sarebbero necessari molti più impianti per le fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico in primis), perché si darebbe un impulso più deciso all’elettrificazione e alla mobilità pulita, si migliorerebbe l’efficienza energetica, si ridurrebbero le emissioni inquinanti, si darebbe ulteriore spinta in avanti nella ricerca di nuovi materiali (vedi il grafene).
Tra le critiche che nel tempo sono state sollevate, le più ricorrenti sono legate all’usura delle batterie delle auto elettriche (più volte ricarichi una batteria, più questa si invecchia e perde di efficienza) e l’ingente spesa per gli interventi sulla rete, sia a livello locale, sia nazionale.