Questa mattina il Comune di Bologna ha dichiarato “l’emergenza climatica ed ecologica”. La decisione è stata resa pubblica alla cittadinanza con uno striscione sulla facciata di Palazzo d’Accursio.
L’obiettivo del capoluogo emilianoromagnolo è la neutralità climatica, da raggiungere attraverso un percorso virtuoso teso a ridurre e neutralizzare le emissioni di gas climalteranti e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici.
Bologna, come molte altre città, soffre di un livello altissimo di inquinamento, che si riflette non solo sull’ambiente circostante, ma direttamente sulla salute di chi la abita, la vive, ci lavora e ci studia.
Il Report “Mal’aria” sull’inquinamento urbano
Nel novo report “Mal’aria edizione speciale” di Legambiente, si fa il punto proprio sulla qualità dell’aria respirata in 97 città italiane: partendo dalle concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) degli ultimi cinque anni (2014-2018), solo il 15% delle città ha raggiunto un voto sufficiente.
Le città più virtuose, che sono riuscite a prendere “la sufficienza”, sono state: Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Nuoro, Verbania Grosseto e Viterbo (voto 7), L’Aquila (voto 6).
I dati sono stati confrontati con i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e quello che ne è venuto fuori conferma tutte le preoccupazioni fin qui espresse dagli esperti: le città italiane soffocano, soprattutto le più grandi e abitate.
Torino, Roma, Palermo, Milano, Como, la stessa Bologna, Trento, Bergamo, Napoli, Brescia, Modena, Taranto, Verona e Udine sono le aree urbane che occupano le ultime posizioni in classifica.
Città queste che, nei cinque anni considerati, non hanno mai rispettato i limiti di sicurezza stabiliti dall’Oms (20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2) per nessuno dei parametri presi in esame: limiti che lo ricordiamo sono più stringenti di quelli adottati dall’Unione europea e che hanno come fine ultimo la salvaguardia della salute umana.
In Italia 60 mila morti premature
Il Report è stato volutamente pubblicato alla vigilia dell’entrata in vigore delle misure e delle limitazioni antismog previste dall’«Accordo di bacino padano», in partenza dal 1° ottobre prossimo, in diversi territori del Paese.
Obiettivo dichiarato cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico, una piaga dei nostri tempi, al pari della pandemia di Covid-19, che ogni anno, solo per l’Italia, causa 60 mila morti premature e ingenti costi sanitari. Il Paese detiene insieme alla Germania il triste primato a livello europeo.
Bisogna quindi aumentare la qualità della vita di milioni di pendolari e migliorare la qualità dell’aria, puntando sempre di più su una mobilità sostenibile e dando un’alternativa al trasporto privato: “Serve una politica diversa che non pensi solo ai blocchi del traffico e alle deboli e sporadiche misure anti-smog che sono solo interventi palliativi”, ha affermato Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente.
“Il governo italiano, grazie al Recovery Fund, ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese – ha aggiunto – scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia italiana”.
Si deve quindi ripartire dalle città, dalle più inquinate e dai piani di decarbonizzazione, “incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici, potenziando la rete dello sharing mobility e raddoppiando le piste ciclopedonali”.
I dati sull’inquinamento, focus “diesel” su Milano
Tornando ai dati dell’inquinamento urbano:
- per il Pm10 mediamente solo il 20% delle 97 città analizzate nei cinque anni ha avuto una concentrazione media annua inferiore a quanto suggerito dall’OMS;
- percentuale che scende drasticamente al 6% per il Pm2,5 ovvero le frazioni ancora più fini e maggiormente pericolose per la facilità con le quali possono essere inalate dagli apparati respiratori delle persone;
- più elevata la percentuale delle città (86%) che è riuscita a rispettare il limite previsto dall’Oms per il biossido di azoto (NO2).
Lo studio stima per la prima volta la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione.
Se tutti i veicoli diesel a Milano emettessero non più di quanto previsto dalle norme nell’uso reale, l’inquinamento da NO2 (media annuale) rientrerebbe nei limiti di qualità dell’aria europei.
Soprattutto, si eviterebbero 568 decessi in più per la sola città di Milano, causati proprio dell’esposizione “fuorilegge” agli NO2 per un solo anno.