Matteo Salvini non potrà twittare sondaggi politici nei 15 giorni prima del voto, Nicola Zingaretti non potrà postare video di propaganda elettorale il giorno prima e il giorno delle elezioni, il Movimento 5 Stelle dovrà di informare gli utenti sulla natura di “messaggio elettorale” e l’identità del soggetto politico committente: le informazioni dovranno essere inserite direttamente sul messaggio pubblicitario.
Questi sono 3 effetti degli 8 impegni presi da Facebook, Google e Twitter con Agcom per garantire la par condicio (partità di accesso) dei soggetti politici sui social in occasione del referendum popolare confermativo in materia di riduzione del numero dei parlamentari e per le elezioni del Presidente della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale delle Regioni Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Valle d’Aosta, indetti per i giorni 20 e 21 settembre 2020.
“Più informazioni agli utenti sulla profilazione”
Tra le novità per quanto riguarda la trasparenza dei messaggi pubblicitari elettorali, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni chiede ai gestori delle piattaforme online, “nei limiti di quanto tecnicamente possibile”, di fornire agli utenti informazioni in più sull’algoritmo, ossia l’utente-elettore deve essere informato su:
- i criteri di profilazione utilizzati dalla piattaforma e altri fattori che determinano la visualizzazione delle inserzioni stesse;
- tipi di dati personali e non personali che influiscono sulle inserzioni ricevute o visualizzate. Tali informazioni possono essere rese accessibili mediante collegamenti ipertestuali sulla piattaforma.
- Gli utenti delle piattaforme digitali dovrebbero anche, per quanto possibile, essere in grado di vedere in che modo fattori demografici che li caratterizzano, i loro interessi, le loro visite ai siti web e le liste di contatti caricate dagli inserzionisti contribuiscono alle pubblicità elettorali che vengono loro mostrate su tali piattaforme.
Come attivare il fact-checking
Tra gli impegni sottoscritti da Facebook, Google e Twitter c’è lo sviluppo di servizi e strumenti di fact-checking idonei ad assicurare una tempestiva ed efficace tutela degli utenti rispetto alle strategie di disinformazione online che potranno essere condotte durante la campagna referendaria e la campagna per le elezioni regionali.
Agcom raccomanda alle piattaforme online di “sviluppare collaborazioni con soggetti impegnati nella promozione di attività di fact-checking collaborativo/partecipativo tra più organizzazioni editoriali a livello nazionale o europeo per ridurre la divulgazione di contenuti che siano identificati come falsi da tali organizzazioni”.
Contrastare account falsi, bot e fake news
Con l’Agcom le piattaforme online si sono impegnate anche a mettere in atto strumenti per alla verifica preventiva degli account degli inserzionisti di messaggi elettorali al fine di contrastare il fenomeno degli account falsi, bot e notizie false.
Infine è vietata la comunicazione istituzionale nel periodo elettorale attraverso i social, “salvo i casi di comunicazione impersonale, indispensabile e indifferibile”. Ovviamente nelle pagine degli account istituzionali è vietato l’inserimento di messaggi di pubblicità elettorale.
La legge sulla par condicio è del 2000 e non si applica ai social network, così l’Agcom già dalle elezioni dei rappresentanti al Parlamento, avvenute il 4 marzo 2018, ha previsto delle linee guida che Facebook, Google e Twitter hanno accettato di rendere effettive.
Ora, si attende che gli impegni presi dalla piattaforme online diventino presto realtà ed in caso di violazione della par condicio sui social da parte dei politici e dei partiti, Agcom cosa farà?
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