Da gennaio a settembre 2020 l’industria italiana delle tecnologie, dell’elettronica e dell’elettrotecnica ha perso il 12,8% rispetto allo stesso periodo del 2019.
È quanto emerso dai dati diffusi dall’Istat e rilanciato dalla Federazione Anie: “La frenata sul fronte produttivo è il segnale di una domanda interna ed estera in frenata. Il quadro congiunturale è destinato a peggiorare nei prossimi mesi con il riacutizzarsi della pandemia e le conseguenti restrizioni – implementate in Italia e all’estero – per contrastarla”, ha dichiarato Giuliano Busetto, Presidente della Federazione.
Le imprese italiane 4.0 in difficoltà
La perdita a settembre è del -2,7% in termini di livelli di attività industriale del settore dell’elettrotecnica e dell’elettronica.
Tra settembre ed agosto 2020, è stata registrata una flessione della produzione industriale dell’1,2%.
“Il calo stimato per il corrente anno – a due cifre per i livelli di attività industriale e del fatturato (interno ed estero) – difficilmente nel 2021 troverà margini di recupero in un quadro macroeconomico soggetto ad elevati rischi al ribasso”, ha aggiunto Busetto.
Un driver importante per il recupero settoriale sarà nei prossimi mesi l’efficacia data dalla ripresa del piano Transizione 4.0 e nella capacità di utilizzo dei fondi europei, “che di fatto rappresenteranno un sostegno importante per la ripresa economica del nostro Paese – ha precisato il Presidente – un percorso che vede le tecnologie elettrotecniche ed elettroniche svolgere un ruolo di primo piano per la trasformazione “green e digitale” della nostra economia”.
Secondo il working paper 1.303 della collana “Temi di discussione”, pubblicata dalla Banca d’Italia, gli incentivi all’innovazione che comprendono il super ammortamento, l’iper ammortamento, i crediti di imposta per la ricerca e lo sviluppo e la Nuova Sabatini, avrebbero avuto un’azione di stimolo all’economia nazionale valutabile attorno all’1,4% del Pil nazionale.
Accelerare la transizione economica digitale
L’industria e le imprese 4.0, unitamente alla liberalizzazione dei servizi e la riforma della giustizia civile, secondo un articolo di oggi del Sole 24 Ore, avrebbero complessivamente prodotto un aumento del Pil tra i 3 ed i 6 punti percentuale nel 2019.
Innovazione e riforme, nel lungo periodo, potrebbero contribuire al Pil ancora per un 4-8%, si legge sul quotidiano, con effetti positivi anche sul mercato del lavoro: occupazione in crescita dello +0,4%, disoccupazione in calo dello -0,3%.
La stessa Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella presentazione del nuovo Bilancio a lungo termine dell’Unione (2021-2027), ha annunciato che almeno il 50% del bilancio andrà a sostenere la modernizzazione, grazie alle politiche in materia di ricerca e innovazione finanziate tramite il programma Orizzonte Europa.
Tra queste la transizione digitale e 4.0 dell’industria e delle imprese degli Stati membri, con focus principale sulla sostenibilità ambientale, sulle tecnologie green e la decarbonizzazione.