Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, è stato un professore: anche per questo motivo ha dichiarato che “la dedizione di un insegnante non si misura con le ore di lavoro. La scuola non è un ufficio postale e funziona grazie al lavoro anche volontario che fanno molti insegnanti per passione e perché sanno che la loro è una missione sociale”. Partendo da questo ragionamento, Fioramonti nell’intervista al Corriere della Sera ha annunciato lo stop al cartellino, e quindi alle impronte digitali, per i presidi come previsto dalla legge ‘Concretezza’, voluta dall’ex ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.
“Non credo che un aumento di stipendio come premio funzioni”, ha spiegato il ministro. “Per questo penso a riconoscimenti, premi, apprezzamenti da parte dei genitori, della comunità che riconosca il loro fondamentale ruolo. Lo stesso vale per i presidi: no ad atteggiamenti punitivi. Il governo precedente voleva che timbrassero il cartellino, noi aboliremo questa norma”.
La norma è diventata legge a giugno scorso e ha reso obbligatorie le impronte digitali e, contestualmente, la videosorveglianza, per combattere l’assenteismo nella Pubblica amministrazione: sono esclusi gli insegnanti, perché utilizzano il registro elettronico, ma sono compresi i presidi, a cui Fioramonti ha ora promesso di non vincolarli al badge.
In questo modo il ministro accoglie, ex post, la lettera scritta, ad aprile, dai dirigenti scolastici ai senatori e al Governo gialloverde per chiedere di non votare il provvedimento: “che fa spendere tanti soldi per 40mila scuole e umilia servitori dello Stato, significando nei loro confronti una sfiducia preventiva o, peggio, una conclamata ostilità”. Ora i presidi sperano nella promessa del professore Fioramonti, che oggi inaugura il nuovo anno scolastico con il motto: “Imparate divertendovi” .