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Immuni 2.0, come realizzare la nuova versione in base a quello che è stato sbagliato sull’app

di Antonio Bartolozzi docente a contratto dell’Università di Trieste, corsi di progettazione dei dispositivi medici software e processi di certificazione |

Cerchiamo di capire come progettare un’APP anti pandemie facendo tesoro di ciò che è stato sbagliato su Immuni.

Purtroppo Immuni è nato male: il difetto principale è la scarsa progettazione. Questo ne ha decretato l’insuccesso prima ancora che fosse scritta la prima riga di codice. Per questo ho cercato di scrivere il Manifesto delle anti-pandemic App che dovrebbe essere la base di ogni futuro sviluppo o evoluzione delle APP anti pandemia.

Il Manifesto delle anti-pandemic App

LE APP devono aiutare a combattere le pandemie che determinano significativi rischi alla sicurezza pubblica solo metodi con un’efficacia dimostrata da studi cinici (da effettuarsi il prima possibile).

  1. Le APP devono essere a sicurezza bidimensionale (security&safety) utilizzando i migliori standard internazionali di safety e security applicabili
  2. L’invio di falsi allarmi al paziente è un problema molto serio che va eliminato alla radice.
  3. I medici di base e il personale sanitario in generale devono avere un ruolo da protagonista nel processo di gestione del cittadino/paziente, l’APP deve avere cura di ridurre il loro carico di lavoro e non di aumentarlo.
  4. Il database nazionale deve essere aperto sia alle segnalazioni di altri paesi che alle segnalazioni di privati accreditati (compagnie aeree, ferroviarie, …) tramite standard internazionali
  5. L’APP deve fornire canali di comunicazione che aiutano a prevenire le Pandemie (ordinare un tampone, comunicare con il MMG).
  6. L’APP deve essere utile nella vita di tutti i giorni nella gestione delle PANDEMIE e deve essere presente un incentivo all’uso.
  7. Ci devono essere meccanismi di feedback per correggere gli algoritmi noti e aperti alla comunità scientifica.
  8. L’APP deve essere utile per quanto possibile a tutte le pandemie.
  9. La pubblica amministrazione dovrebbe avere il ruolo di realizzare il backend centrale (parte che risiede su i server internet) e relativi servizi, lasciando ai privati costruire APP di diverso tipo e diverso range di utilità tramite meccanismi di accreditamento.
  10. Le APP devono usare le certificazioni disponibili nel modo più severo possibile, le quali devono essere verificate da terze parti indipendenti riconosciute a livello internazionale
  11. Le APP devono prestare la massima attenzione alla compatibilità per massimizzare il bacino di utenza e quindi i benefici.
  12. L’APP si dovrebbe autoescludere in alcuni contesti in modo configurabile (ad es. tramite smart thing)

Come progettare Immuni 2.0

Cerchiamo di capire come progettare un’APP in base al Manifesto e a quello che è stato fatto di sbagliato su Immuni.

Immuni è stato costruito attorno alla tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy). Questa tecnologia è validata per capire se mi trovo in una determinata zona (con molta approssimazione) ma il calcolo della distanza esatta non rientra negli scopi del BLE. Inoltre gli ostacoli non sono percepiti esattamente dal BLE e quindi è impossibile capire quanto due persone sono realmente vicine.

La cosa andrebbe diversamente se usassi il BLE con una funzione di raccolta statistica dei dati.

Dal punto di vista statistico (con le approssimazioni viste fatte dal BLE) se sono stato vicino a molti positivi COVID19 o a molte persone che sono state vicine ad altri positivi, ho sicuramente una probabilità più alta di contrarre il virus (ma non una certezza). Infatti alcune di queste “vicinanze” saranno false, perché, ad esempio, c’era una barriera tra me e l’infetto, ma altre “lontananze” in realtà saranno “vicinanze” e gli errori così tendono a compensarsi con numeri abbastanza alti di contatti. Con il BLE quindi non ho nessuna certezza sull’infezione del singolo (quindi non posso inviare le notifiche come fa Immuni adesso) ma potrei tenere una statistica dei contatti, che mi potrebbe informare sulle probabilità che ognuno di noi ha di essere stato contagiato, tenendo conto della vicinanza ad altre persone e alla loro probabilità (o certezza) di essere infette. Posso usarle per avvertire i potenziali contagiati direttamente? Assolutamente no. Questo vìola il punto 3 del Manifesto. Infatti l’invio di falsi allarmi al paziente è un problema molto serio che va assolutamente eliminato.  Un paziente che ha già delle malattie croniche se avvertito di essere un potenziale contagiato da COVID19 (quando non è vero) potrebbe porre in essere una serie di contromisure al COVID19, non solo inutili, ma che danneggiano in maniera irreparabile la già fragile salute (non uscire di casa, prendere farmaci antivirali). 

Quindi per cosa è possibile utilizzare la statistica?

La statistica può essere usata per colorare una mappa (heat map) con colori più intesi (rosso) dove ho molte persone con alta probabilità di contagio e colori tenui (azzurro) nelle zone con bassa concentrazione di persone a bassa probabilità di contagio. Queste mappe possono essere colorate in tempo reale. Quindi potrei usare la mappa per decidere se andare al supermercato, al ristorante o in palestra. Permetterebbe di tenere aperti i locali, mantenendo comunque elevata la sicurezza dei cittadini. Visto che non mando notifiche ai pazienti, potrei permettermi di tarare gli algoritmi di calcolo dei contagi, con valori molto prudenziali (eccedo in falsi positivi) per cautelarmi molto.

Questo metodo (che andrebbe studiato clinicamente) ha buone possibilità di azzeccare le zone ad alto contagio se l’APP fosse molto usata utilizzando il metodo di autopromozione di Google Map: gli utenti ottengono informazioni utili mentre cedono al sistema la propria situazione e tutti ne hanno un vantaggio. Come vedremo in seguito, è essenziale che l’APP sia sempre utile (ad esempio per sapere quali sono le zone in tempo reale più contagiose).

Le statistiche unite ai sintomi dei pazienti potrebbero essere utili ai medici per capire se, i sintomi stessi sono indici di infezione da COVID19 o piuttosto delle semplici influenze. Questo permetterebbe di avvertire i pazienti nel momento in cui sono più contagiosi cioè all’insorgere dei primissimi sintomi.

Sbagliato comunicare (come fa Immuni) direttamente al paziente il contagio


Il punto 4 del Manifesto ci dice che il personale sanitario deve avere un ruolo da protagonista nella gestione delle notifiche e nel processo in generale. Questo significa che è sbagliato comunicare (come fa Immuni) direttamente al paziente il contagio. Infatti, così facendo, si aumenta gli oneri per il MMG (medico di famiglia) e il personale sanitario, portando all’affollamento degli studi medici per le notifiche della APP che in molti casi sono false. Invece se le notifiche sull’alta probabilità di contagio arrivasse al MMG, corredate dai sintomi che ha il paziente sarebbe molto utile e ridurre il carico di lavoro per i medici. I sintomi potrebbero essere introdotti facilmente dal paziente tramite l’APP stessa, e il MMG potrebbe consigliare il paziente in tempo reale, inviando un breve messaggio, in modo veloce e poco costoso dal proprio PC. Questo implicherebbe che il contagiato potenziale è seguito dal medico a distanza e non va in strada a contagiare altri, e il medico non deve stare a telefono decine di minuti (per ogni paziente) per sapere i sintomi e ricostruire gli eventi di contagio (es. sono stato ad una festa, l’APP mi ha detto che sono un probabile contagiato, ho avuto la febbre, etc). Non solo. Il tempo dei nostri medici e del personale sanitario è prezioso va usato bene soprattutto in questo momento.

Un altro importante punto è che il sistema se progettato bene si potrebbe alimentare con altre fonti di informazione: infatti potrei usare le prenotazioni a treni, aerei, posti in metro, posti in ristorante per determinare la vicinanza. Per l’utente sarebbe facile inviare il proprio posto al ristorante tramite QR-Code e il sistema in automatico potrebbe capire chi ha avuto vicino o chi è stato nello stesso locale e calcolare l’incremento di probabilità del contagio. In tempo reale si saprebbe affollamento e probabilità di contagio in ogni locale o servizio pubblico. Questa soluzione potrebbe consentire l’apertura in sicurezza dei locali. Potremmo riservare ristoranti, treni, metro, bus solo tramite l’APP anti pandemia: questo ne stimolerebbe l’uso, aumenterebbe la sicurezza che a sua volta incrementerebbe le informazione e quindi l’uso e la sicurezza. Per questo esiste il punto 7 del Manifesto: l’APP deve essere utile e incentivata. L’obbligatorietà non funziona ma premiare l’uso è un valido incentivo.

Come correggere le stime e gli algoritmi del sistema

Un altro punto importante per una APP anti pandemia è la presenza di meccanismi di feedback per correggere gli algoritmi di calcolo della probabilità di contagio. Ogni risultato dei tamponi sia positivo che negativo va immesso in modo anonimo nel database per correggere le stime e gli algoritmi del sistema. In questo modo le stime diventano sempre più precise ad ogni tampone.

Ridurre il tempo per registrare i risultati dei test

A proposito dei risultati dei tamponi. È necessario abbattere il tempo per registrare i risultati dei test. Basterebbe trasmettere all’operatore (ha una versione particolare dell’APP) che effettua il tampone il codice identificativo del soggetto in modalità wireless, tramite un apposito menù, perché i dati associati al risultato del tampone siano inseriti in automatico nel sistema: l’accesso al menù di invio del codice, ovviamente, sarebbe volontario e fornirebbe in automatico il consenso a gestire il dato. Questo garantisce i risultati delle statistiche aggiornati in tempo quasi reale e quindi una minore probabilità di contagio (oggi ci sono ritardi di decine di giorni tra il tampone e il risultato ). All’atto stesso dell’effettuazione dell’esame del tampone, tutte le probabilità correlate agli individui entrati in contatto con il soggetto positivo verrebbero ricalcolate in tempo reale dal sistema backend, e la mappa immediatamente cambierebbe colore nei punti opportuni, evitando in tempo reale i contagi. Semplice, rapido ed efficace.

La situazione di oggi invece è che dopo un tampone aspetto 10 giorni per i risultati: nel frattempo tutti quelli contagiati dall’infetto, sono in giro a contagiare altre persone. Avendo un modo immediato per sapere dove sono i contagi bloccherei sul nascere i focolai. Inoltre potendo comunicare velocemente con il medico potrei ricorrervi ai minimi sintomi e il medico con l’aiuto delle statistiche potrebbe consigliarmi la strategia migliore: ignorare i sintomi, rimanere a casa  o eseguire un tampone.

L’APP dovrebbe avere meccanismi che l’autoescludono senza consumare la batteria quado si è a casa, oppure la escludono quando si è al lavoro ma ben protetti: infermieri con la tuta, autisti di metro in una cabina chiusa, etc. Per questo si possono usare le smart thing, i qr-code , gli NFC o mappe configurabili. Potremmo far riabilitare il monitoraggio dell’APP quando nelle vicinanze compare un’altra smart thing (oppure con lo scan di un qr-code). Le smart thing sono oggetti che trasmetto informazioni in modalità wireless che sono ricevuti dagli smartphone: le smart thing sono tipiche di un luogo e questo consente di cambiare la configurazione delle APP con il luogo in automatico.

L’APP inoltre dovrebbe avere strumenti che permettono di prenotare i tamponi e ottenere aiuto in caso di isolamento. Se l’APP non è utile tutti i giorni nella vita quotidiana, nessuna la usa, e alla fine, si ricade negli errori già fatti da Immuni.

Dispositivo medico

Veniamo ad uno dei tasti più dolenti. La certificazione. Quando un’APP come quella descritta ha uno scopo medico, cioè destinata alla prevenzione e cura di una malattia (in estrema sintesi) per le norme europee vigenti va marcata CE come dispositivo medico.  Il marchio CE garantisce che il produttore ha fatto delle indagini cliniche serie ed ha applicato gli standard di sicurezza. Marcarla CE garantisce inoltre i punti 1, 2 e 11 del manifesto. Perché immuni non è stata marcata CE? È un mistero. NHS cioè l’equivalente del ministero della sanità inglese, ha marcato CE la propria APP. 

Per farvi riflettere sul punto, vi dico questo: anche i giocattoli come la mia tartaruga di pezza, sono marcati CE, perché si vuole evitare che uccidano i bambini. Capite bene che voler salvare una nazione con un dispositivo che ha meno certificazioni di un giocattolo di pezza è impossibile.

Compatibilità anche con smartphone in commercio da 4-5 anni

Un ultimo punto è la compatibilità dell’APP. Immuni è scarsamente compatibile con l’hardware vecchio dei dispositivi Android e Apple. Telefoni con 4-5 anni di anzianità non permettono il funzionamento di Immuni. Questo semplice fatto esclude la metà degli abitanti di un paese il che rende una ANTI PANDEMIC APP poco utile. Quindi l’APP deve funzionare anche con dispositivi più vecchi e garantire comunque un tracciamento dei contatti (ad esempio via Qr-code) anche con funzionalità limitate. 

L’insieme di queste soluzioni potrebbe creare un’APP veramente utile per limitare il contagio, ma soprattutto permetterebbe di tenere le attività aperte, senza troppe controindicazioni. Se vi interessa la materia vi invito al seminario di martedì 3 Novembre alle 18.

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