In Italia la lotta alle Iptv illegali non porta con certezza alle condanne penali, al carcere e alle sanzioni per gli amministratori e per i clienti. Perciò in questo mercato il confine tra legalità e illegalità, tra lecito e illecito, è piuttosto labile. E lo si capisce bene leggendo il messaggio che gli admin delle Iptv illegali hanno inviato ai clienti, sui gruppi Telegram e WhatsApp, per spiegare i gravi problemi tecnici nella visione dopo l’operazione internazionale antipirateria, che ha smantellamento la piattaforma “Xtream Codes”, ideatrice e principale responsabile della diffusione illegale nel nostro Paese delle emittenti televisive a pagamento, tra cui Sky, Dazn, Netflix e Mediaset.
“NOI DANNEGGIATI DALLE AUTORITÀ!”, scrivono i gestori delle Iptv illegali per scusarsi con i clienti per i problemi tecnici, “noi popolo della Iptv, a partire dagli admin a finire agli user (cioè voi clienti) chi più chi meno abbiamo perso tutti denaro! Pian piano ci stiamo riprendendo dal danno subito e stiamo cercando di leccarci le ferite e continuare per la nostra strada! Detto questo non significa che Iptv è tornata come prima!”.
Il duro colpo al mega server
Gli amministratori delle Iptv illegali confermano il duro colpo subìto dalla Polizia postale e dalla Guardia di Finanza, che sono riusciti a smantellare il server principale della piattaforma a cui sono abbonati almeno 5 milioni di italiani, che pagano un abbonamento di circa 10 euro al mese. Nonostante questo, il pezzotto (espressione napoletana per indicare il decoder piratato) è ancora fruibile, perché ora si utilizzano applicazioni non aggiornate, che però stanno creando problemi di visione ai clienti.
«Purtroppo”, comunicano ancora i gestori dell’Iptv illegale, che si comportano proprio come dipendenti di un’azienda legale con il proprio “servizio clienti”, “con la chiusura di Xtream code siamo tornati indietro di 4/5 anni quando l’Iptv era agli albori e c’erano sì e no 500/1.000 connessi ad un grande evento! Con i tempi di oggi ogni server ha almeno 7.000/10.000 connessi ad evento e le piattaforme esistenti non possono reggere una tale connessione! Ecco spiegato perché molte volte capita che si va off oppure blocca ecc!”
Nella parte finale del messaggio, viene promesso ai clienti una soluzione, ma non in tempi rapidi: “è un lavoro lungo e meticoloso che necessita di mesi”.
Una brutta notizia per i clienti dell’Iptv illegale, che ora dovranno accontentarsi di un servizio ancora più scadente, che a sua volta ha i minuti contati, perché come spiegano fonti della Polizia postale al quotidiano Il Mattino, “le licenze presto o tardi scadranno e i software di gestione che consentono la trasmissione delle tv pirata saranno inutilizzabili”.
Basso prezzo bassa qualità
Meglio allora affidarsi a un gestore regolare, che non fa brutti scherzi ai clienti di nessun genere (né tecnici né di rischio malware) e poi si sa: basso prezzo bassa qualità. Spesso gli utenti delle Iptv illegali sono tifosi di calcio (due pirati su tre guardano il calcio, fonte Ipsos) che vedono live le partite della propria squadra del cuore. Ecco se le squadre hanno pochi soldi per il calciomercato la colpa è anche di questi tifosi pirati, che ora possono essere individuati tramite gli indirizzi Ip con il rischio di multe dai 2.500 ai 25mila euro e il carcere, perché comprare il pezzotto è un reato. (La nostra intervista al Colonnello Giovanni Reccia, Comandante del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, che spiega i tipi di reati commessi da queste organizzazioni criminali e quali sono le possibili sanzioni per gli utenti).
In Francia circa 1.150 casi di pirateria sono finiti davanti ad un giudice. Nella stragrande maggioranza dei casi sono state inflitte multe tra 100 e 500 euro, più i servizi sociali, mentre in 86 casi si è avuta una condanna penale, più sanzioni pecuniarie di gran lunga più elevate, fino a 1.000 euro (il massimo previsto è 1.500 euro).