Le criptovalute e, più in generale, le tecnologie ad esse correlate, come la distributed ledger technology, potrebbero favorire una trasformazione dei dispositivi finanziari che regolano le transazioni commerciali e rendere più efficiente l’attuale sistema economico.
Allo stesso tempo, però, in assenza di obblighi informativi e di regole di trasparenza, le piattaforme di scambio sono altresì esposte a elevati rischi operativi e di sicurezza.
A differenza degli intermediari autorizzati, queste piattaforme non sono tenute ad alcuna garanzia di qualità del servizio, né devono rispettare requisiti patrimoniali o procedure di controllo interno e gestione dei rischi, con conseguente elevata probabilità di frodi ed esposizione al cyber crimine.
Il documento del Dipartimento di Giustizia americano
A riguardo, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha diffuso un Rapporto dal titolo “Cryptocurrency: An Enforcement Framework“, realizzato dalla Cyber-Digital Task Force, con l’obiettivo di fornire una panoramica esaustiva delle principali minacce conosciute ed emergenti provenienti dall’utilizzo delle criptomonete.
“E’ di vitale importanza che la criptovaluta non metta in pericolo la nostra sicurezza pubblica e la nostra sicurezza nazionale, lo è per gli Stati Uniti, lo è per i nostri alleati”, si legge nel comunicato del Dipartimento.
Come ha spiegato il direttore dell’FBI, Christopher Wray: “Le criptovalute sono utilizzate in maniera diffusa dei cyber criminali che sfruttano attacchi ransomware per guadagnare soldi facili in maniera illecita, perché è uno strumento finanziario che offre loro anonimato, gli permette di nascondere la loro vera identità”.
Non un documento necessariamente “contro” questo nuovo modello di valuta virtuale, ma una richiesta di maggiore attenzione da parte delle autorità regolatorie.
“Le criptovalute e le distributed ledger technologies portano con sé non solo minacce, ma anche vantaggi operativi di non poco conto – ha affermato Brian C. Rabbit, membro della Task Force – ma in assenza di un quadro giuridico preciso, rimane impossibile attuare un’efficace tutela legale e/o contrattuale degli utenti”.
Utenti che possono, pertanto, trovarsi esposti a dover subire ingenti perdite economiche, ad esempio in caso di condotte fraudolente, fallimento o cessazione di attività delle piattaforme online di scambio, presso cui vengono custoditi i portafogli digitali personali.
Criptovalute e cyberminacce
Il documento si compone di tre parti principali. Nella prima si elencano alcuni esempi di utilizzi illeciti delle criptomonete, come transazioni finanziarie condotte in maniera illegale, riciclaggio di denaro sporco, furti e frodi.
Secondo uno studio CipherTrace, del 2019, l’utilizzo di criptovalute per furti, frodi e raggiri è cresciuto del +150% in un anno. Solo per farsi un’idea del volume di guadagni criminali che si può generare con l’utilizzo di queste monete virtuali, grazie allo schema piramidale detto “Plus Token”, sono stati rubati 2,9 miliardi di dollari.
La seconda parte prende in considerazione, invece, gli strumenti legali e regolatori a disposizione del Governo, delle Istituzioni e delle Authority per contenere le attività illecite che ruotano attorno alle criptovalute, mettendo in evidenza la crescente partnership tra Dipartimento di Giustizia, Securities and Exchange Commission, Commodity Futures Commission e diverse agenzie all’interno il Dipartimento del Tesoro.
Un’ultima parte, infine, è dedicata alla valutazione dello scenario attuale, con alcune indicazioni relative ai passi da compiere, da qui in poi, per regolare questo settore e allo stesso tempo garantire l’utilizzo di strumenti finanziari nuovi senza lasciar spazio d’azione ai cyber criminali.