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Il corpo dell’amore, presentata in Rai la nuova serie tv su sesso e disabilità

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La Rai presenta “Il corpo dell’amore”, serie documentaria sulla sessualità dei disabili, intervengono due Sottosegretari (Spadafora e Zoccaro) ma nessuno del Cda. L’eco del rischio di crisi di governo si percepisce anche a Viale Mazzini

Questa mattina, nel “Salone degli Arazzi” di Viale Mazzini, una curiosa dinamica: conferenza stampa per la serie documentaria di Rai 3Il corpo dell’amore”, curata da Pietro Balla e Monica Repetto, con l’intervento di ben 2 sottosegretari due alla Presidenza del Consiglio (Vincenzo Zoccano e Vincenzo Spadafora), e nessuna presenza dei vertici aziendali: non il Presidente, non l’Amministratore Delegato, nessun Consigliere di Amministrazione. Incredibile, ma vero.

Di grazia, cosa avranno avuti tutti da fare questa mattina, per non avere nemmeno chance di affacciarsi un quarto d’ora?!

Pur vero che entrambi i Sottosegretari intervenuti sono “in quota” Movimento 5 Stelle, ma possibile che sia stata proprio questa comune connotazione politica ad aver stimolato… “prudenza” nei consiglieri Rai?!

Eppure l’occasione meritava, eccome meritava: bella iniziativa, encomiabile, commendevole.

Si tratta di un ulteriore tentativo di Rai di “presidiare” quell’area della sensibilità sociale cui il “public media service” dovrebbe prestare maggiore attenzione, con un approccio pervasivo attraverso tutti i suoi palinsesti…

In effetti, si corre il rischio che la terza rete, diretta dall’eterodosso ed appassionato Stefano Coletta, divenga sempre più una sorta di “area protetta” in stile Wwf, con il suo pur onorevole share del 6,7 % nell’intera giornata ed i suoi 15,6 milioni di “contatti medi” giornalieri (dati consuntivi anno solare 2018, “certificati” da Auditel): in quelle circoscritte lande, una sana dinamica di sensibilizzazione socio-culturale, mentre il “mainstream” resta affidato soprattutto alla “rete ammiraglia” (16,7 % di share, 22,5 milioni di contatti giornalieri), ed alla sua veicolazione di valori prevalentemente conservatori.

Il rischio sempre latente è, in Rai, che non si riconosca una complessiva nudità, e si proceda con la logica delle “foglie di fico” (finanche talvolta esibite con inappropriato narcisismo) a coprire imbarazzanti spettacoli (cioè lo “spettacolo” Rai nel suo complesso): così operando, ci si mette in qualche modo “la coscienza” a posto, evitando di affrontare di petto ed alla radice “il senso” strategico del servizio pubblico radiotelevisivo, la sua “mission” sociale nel mutato scenario mediale nazionale.

La presentazione della serie documentaria è stata un’occasione per una riflessione sul rapporto tra disabili ed affettività, anche se – inevitabilmente?! – l’attenzione ha finito per essere concentrata sulla sessualità, con riferimento esplicito ad una proposta di legge, arenata in Parlamento, sugli “assistenti affettivi e sessuali” delle persone diversamente abili.

Il corpo dell’amore” rompe comunque – per alcuni aspetti – un tabù: la questione della dinamica disabili/eros viene affrontata per la prima volta dalla televisione pubblica italiana, con un programma che si preannuncia delicato, commovente e dirompente.

Si tratta di quattro piccoli film (di 42 minuti di durata ognuno) incentrati su protagonisti con disabilità motoria o cognitiva che affrontano le gioie ed i dolori della libertà sessuale.

In situazioni evidentemente atipiche (rispetto alla “normalità”, intesa nella sua dimensione statistica), il “corpo” finisce per essere un ostacolo, per uomini e donne che sono in cammino verso una dimensione affettiva adulta: alla ricerca della felicità (come tutti – o quasi! – gli umani) tra relazione, ricerca di affetto, amicizia e sessualità…

La prima puntata andrà in onda venerdì prossimo 31 maggio, su Rai 3, alle 23.10, e questo posizionamento in palinsesto non ci convince: si doveva “osare” di più, e confidare in un’audience meno… di nicchia.

La regia è firmata da Pietro Balla e Monica Repetto (co-autori del programma), la voce narrante è di Enrica Bonaccorti, la produzione è della Deriva Film.

Ha spiegato – in modo dotto, moderato ed elegante (come ben sa fare) – il Direttore di Rai 3 Stefano Coletta: “una delle prime libertà che si perde quando si è disabili è la propria intimità”. Si tratta di “racconti laceranti, a tratti buffi, perché del mondo della disabilità si conosce sempre una tonalità monocorde. ‘Il Corpo dell’Amore’ racconta un mondo in cui ciò che apparentemente è ‘atipico’, in realtà così atipico non è…”. Il direttore di rete si è fatto vanto di aver impiegato tre o quattro minuti, allorquando gli è stata sottoposta l’idea, per decidere che il progetto andava subito messo in cantiere.

Sono intervenuti Vincenzo Zoccano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega a Famiglia e Disabilità, e Vincenzo Spadafora, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle Pari Opportunità e Politiche Giovanili, Fabrizio Quattrini, sessuologo e docente presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università degli Studi de L’Aquila.

Ogni episodio, ha spiegato il Direttore di Rai 3 “è dedicato ad una vita. La struttura del prodotto è verticale e non orizzontale, nonostante il tema delicato. In una puntata si parlerà della figura dell’assistente sessuale che esiste in molti Paesi esteri. Il tema pone tantissime domande. Ma è un tema urgente…”.

Il Sottosegretario Vincenzo Spadafora ha rilevato: “ascoltare queste parole fa bene soprattutto a sé stessi. Queste parole, per me, valgono come un impegno. La buona televisione fa anche questo, serve anche a stimolare la politica e le istituzioni, a confrontarsi con i cittadini. Io mi ritrovo quotidianamente a misurarmi con il concetto di normalità. La complessità e l’evoluzione della nostra vita sociale dovrebbe essere chiara a tutti. Questi pregiudizi devono essere superati, prima di tutto, dalla politica. Abbiamo visto storie a rischio di discriminazione multipla. La politica deve fare un po’ di autocritica. Se i temi di pari opportunità non si trasformano in azioni concrete di governo, tutto rimane nella sfera della retorica”. Discorso convincente, quello del già Presidente di Unicef Italia e già Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: servono politiche concrete per l’integrazione sociale e la coesione sociale, non belle dichiarazioni di intenti. Vale per la Rai. Vale per il Governo. Ed entrambi però purtroppo – ci sia consentito – ci sembrano debolucci, in materia. Volenterosi, senza dubbio, ma diversamente deboli.

Ha segnalato il Sottosegretario: “in queste 4 storie, io ho visto cose che mi vengono quotidianamente presentate. Chi non vive queste esperienze, non le può capire. Credo che quest’operazione di Rai 3 sia molto d’aiuto, in questo periodo storico e culturale del nostro Paese (tra le righe leggere una frecciatina alla “rozzezza” leghista sulle tematiche della diversità, migranti in primis?! n.d.r.). Questo è davvero fare servizio pubblico”. Giusto. E se ne deve fare di più e meglio ancora. Queste “rondini” di Viale Mazzini non fanno “primavera” vera del “public media service”.

Spadafora ha anche promesso il suo impegno per “una legge che ci è stata chiesta e dobbiamo ottenerla”. Presentata in Senato nel 2014 dal Partito Democratico (Pd) ovvero dal senatore Sergio Lo Giudice (Presidente nazionale di Arcigay dal 1998 al 2007), la proposta di legge non è mai stata calendarizzata, e verosimilmente verrà presto ripresentata da alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle.

Pesano comunque come macigni le parole del Sottosegretario: “ammesso che questo Governo duri”.

E questo clima pesante di grande incertezza si riflette anche nei corridoi di Viale Mazzini: insofferenza, attesa, preoccupazione. Alea.

Sembra emergere ormai una “lotta interna” tra il Presidente Marcello Foa e l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, e la Commissione di Vigilanza presieduta da Alberto Barachini Rai prevista per ieri (giustappunto già rimandata al “post elezioni”) non si è tenuta (avrebbe dovuto affrontare la controversa vicenda del doppio incarico di Foa come Presidente Rai e di RaiCom, la controllata cui è stato affidato il canale internazionale in lingua inglese), e quindi anche lo stesso “Piano Industriale” sembra restare a bagno maria (sono previste in Vigilanza audizioni di molti soggetti, e quindi tempi… mediterranei!): il “Piano” deve essere affrontato dalla Vigilanza, e poi accolto dal Ministero dello Sviluppo Economico.

E… nel mentre, cioè nelle more della benedizione del Mise?!

Lunedì 20 maggio, l’Amministratore Delegato ha presentato il “Piano Industriale” al management Rai ed alla forza-lavoro tutta (in teleconferenza a circuito chiuso), parrebbe senza provocare particolari entusiasmi di massa: ma la verità è che si tratta comunque di un documento ancora suscettibile di modifiche in itinere, e comunque formalmente non perfezionato, ovvero – ribadiamo – non “benedetto” né dalla Vigilanza né dal Mise…

E… nel mentre?!

Piccole/grandi decisioni, ma una complessiva incertezza ed estrema aleatorietà domina tutto lo scenario: per esempio, per ragioni difficili da comprendere secondo il senso comune, la direzione affidata a Giovanni Parapini (Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali ed Internazionali) è stata smembrata, e lui resta “a disposizione”, insieme ad almeno una decina di dirigenti apicali, che “vagano” per i corridoi di Viale Mazzini e dintorni (spesso al top dei compensi, ovvero 240mila euro l’anno)… Il neo-istituito Ufficio Studi (previsto dal Contratto di Servizio) è stato affidato al giornalista Andrea Montanari, già direttore di Rai 1… Le nomine in Rai sembrano essere ancora il risultato soprattutto di alchimie politico-relazionali (nuove o vecchie che siano: potremmo definirle “neo-vecchie”) più che di una allocazione ottimale di competenze, con buona pace della tecnocrazia: come commentare altrimenti la nomina di un altro giornalista, qual è Mario Orfeo, già Direttore Generale Rai, a Presidente di RaiWay?!

Dopo la conclusione della conferenza stampa, l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini (assente ingiustificato all’evento mattutino) ha diramato alle agenzie stampa una dichiarazione di orgoglio aziendale, su un tema in qualche modo collegato: con 2 premi nelle categorie “Miglior Programma Tv”, vinto da “Ballando con le stelle”, e “Migliore Serie Tv Italiana”, che è stato assegnato a pari merito alla produzione Rai FictionL’amica geniale” ed a “Skam” (TimVision), oltre a numerose “nomination”, la Rai raccoglie un eccellente risultato nella quarta edizione dei “Diversity Media Awards” (Dma), l’iniziativa (organizzata dall’associazione no-profit Diversity) che attribuisce ogni anno i riconoscimenti ai media (tv, radio, web, cinema, pubblicità, stampa, tg…) ed ai personaggi che nel 2018 hanno contribuito a una “rappresentazione valorizzante” delle persone e delle tematiche legate alla “diversità” nelle aree Lgbt+ e, per la prima volta, anche di genere e identità di genere, orientamento sessuale ed affettivo, etnia, età e generazioni, e (dis)abilità… Dichiara Salini: “è doppiamente importante che il servizio pubblico lo sappia fare con programmi premiati anche dall’Auditel, a riprova del fatto che la Rai rifiuta la divaricazione tra quantità degli ascolti e qualità dell’offerta. È nostro impegno offrire al pubblico più largo i valori che fanno crescere una comunità. Anche per questa via assolviamo alla missione di costruire coesione sociale che ci assegna il Contratto di Servizio”.

Come dire?! Certamente la Rai ha alcune iniziative (programmi) che meritano essere riconosciute ed apprezzate, ma è ancora poco (questi programmi sono troppo pochi e spesso emarginati nei palinsesti), rispetto a quel tanto che potrebbe fare per promuovere realmente una visione della realtà non appiattita conformisticamente e passivamente sulla logica delle televisioni commerciali, ma in grado di riconoscere ed esaltare la ricchezza che deriva dalle infinite diversità della società italiana: promozione delle diversità e stimolazione della coesione sociale, appunto.

E, a proposito, che fine ha fatto il “Bilancio Sociale” che è stato approvato dal Cda Rai il 9 maggio scorso (vedi “Key4biz” del 10 maggio 2019: “Tempi di bilanci in Rai, approvato quello di esercizio e quello sociale. Quello che non torna”): a distanza di 3 settimane, esso non è ancora dato alle stampe ovvero reso di pubblico dominio: perché?! è forse destinato a restare un documento clandestino come avvenuto per il precedente?!

Il “Bilancio Sociale” Rai dovrà forse presto divenire “protagonista” del programma diretto da Federica Sciarelli, ovvero “Chi l’ha visto?” Trasmissione che qui citiamo scherzosamente anche perché c’è attesa per la puntata di questa sera, che prevede come ospite la “showgirl” Pamela Prati: ed alcuni temono il rischio di una deriva “trash” della storica trasmissione di Rai 3. A margine della conferenza il Direttore di Rai 3 assicurava però che non c’è il rischio di una simile degenerazione, e che prevarrà invece, l’approccio, tipico di un giornalismo serio (e non scandalistico-“gossipparo”) di Sciarelli: la puntata di questa sera sarà dedicata alle “truffe romantiche”, al di là del “caso” specifico della Prati. Speriamo bene!

E nessuno si interroga oltre, ovvero sulle modalità – piuttosto semplicistiche – con le quali viene misurata da Rai giustappunto la “coesione sociale”?!

E – sempre in argomento – che fine andrà a fare la struttura Responsabilità Sociale Rai diretta da Roberto Natale?! Nella confusione in atto (crisi all’interno della maggioranza, crisi all’interno del M5S, e latente crisi di governo, e quindi… Rai “specchio” deformato del Paese ovvero della sua politica partitocratica), anche la sua allocazione appare incerta. E ciò basti. Ed al Settimo Piano, pare abbiano altro cui pensare: la prossima infornata di nomine?!

E forse alla Commissione di Vigilanza Rai la questione del “bilancio sociale” e dell’indice di “coesione sociale” non interessa proprio?!

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