L’idrogeno è facile da trasportare e da stoccare, come qualunque altro gas, ma a differenza di altri combustibili, è facilmente convertibile nella sua versione green.
Grazie al procedimento dell’elettrolisi, per cui l’acqua viene separata in idrogeno e molecole di ossigeno, mediante elettricità generata da fonti rinnovabili, come il solare o l’eolico, è piuttosto semplice ottenere idrogeno pulito o green hydrogen.
Tutto il mondo si sta orientando verso questo nuovo vettore energetico e, secondo stime recenti di Frost & Sullivan, la produzione di idrogeno verde crescerà ad un tasso medio annuo del +57% entro il 2030.
Idrogeno verde nell’UE
Ieri la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato come fondamentale questo asset energetico, soprattutto per il raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni inquinanti del -55% entro il 2030 e di neutralità climatica entro il 2050.
“Con un impegno minimo, possiamo raggiungere un punto di svolta nel settore energetico – ha spiegato la Presidente – in cui l’idrogeno pulito diventa più competitivo rispetto alle alternative. Con i giusti investimenti e le giuste politiche, l’idrogeno pulito può diventare mainstream. E questo creerà nuovi mercati per l’Europa, nuove economie di scala, nuove opportunità di business”.
“Puntiamo a una capacità di produzione annuale di idrogeno rinnovabile di un milione di tonnellate entro il 2024 e di 10 milioni di tonnellate entro il 2030. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma realistico”, ha dichiarato la von der Leyen.
Anche in termini di risorse, l’Europa investirà in maniera più decisa nella produzione di clean hydrogen, grazie al piano NextGenerationEU, di cui un terzo circa dei 750 miliardi di euro di dotazione finanziaria è destinata proprio al famoso “Green Deal”, dove troviamo un capito dedicato all’idrogeno pulito.
Attorno al tema, la Presidente ha anche invocato “una nuova alleanza con il settore privato”: “Il nostro successo dipenderà interamente dalla collaborazione con le imprese. Questo è il motivo per cui abbiamo lanciato l’Alleanza europea per l’idrogeno pulito e sono contenta che vi abbiano già aderito oltre mille aziende”.
Le infrastrutture
Sempre riguardo la strategia energetica europea, in un approfondimento di oggi sul sito di Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, si faceva riferimento alla centralità delle infrastrutture.
“L’integrazione dei trasportatori europei TSO (Transmission System Operator) diventerebbe una spina dorsale “Back-bone” ad idrogeno puro di 6000 km estensibile poi a 23.000 km al 2040”, si legge nel testo.
Punto di origine di questa dorsale europea dovrebbe essere il porto olandese di Rotterdam, a dimostrazione del fatto che i porti sono un punto fondamentale per lo sviluppo dell’idrogeno: “questo rivela anche come le infrastrutture possano operare da elemento volano e da facilitatore per avviare e consolidare le fasi della transizione. Circa il 75% della dorsale europea deriverebbe già da quella esistente mentre solo un 25% sarebbe di nuova realizzazione”.
Secondo recenti stime Grand View Research, il mercato mondiale dell’idrogeno pulito potrebbe raggiungere i 2,28 miliardi di dollari di valore entro il 2027, con un tasso di crescita medio annuo del +15%.