I titolari del diritto d’autore e i gruppi antipirateria di mezzo mondo denunciano l’immobilità di Google nell’affrontare la questione spinosa della pirateria audiovisiva online e dei contenuti illeciti che non volendo finiscono nell’enorme database multimediale che è Internet Archive (IA).
IA è una delle più grandi biblioteche digitali non profit al mondo, ideata per garantire a tutti un accesso universale alla conoscenza e le sue fonti.
I contenuti pirata su Internet Archive
Si possono trovare al suo interno 4 milioni di video, di cui 1,6 milioni programmi televisivi, più 3 milioni di immagini, 4,5 milioni di registrazioni audio, tra cui 180.000 eventi musicali live, a cui si aggiungono 20 milioni di testi/libri e 200 mila software.
Proprio per la vastità e la complessità dell’archivio, è chiaro che IA non può sorvegliare attivamente e in tempo reale tutti i caricamenti dei contenuti ai suoi server, senza contare che lo può fare chiunque: ogni giorno vi accedono più di 4 milioni di indirizzi IP univoci.
La wayback machine, l’interfaccia web utilizzata da Internet Archive per l’estrapolazione dagli archivi dei dati riguardanti siti web, archivia ormai più di 330 miliardi di pagine online.
È per questo motivo che centinaia di aziende e associazioni di categoria hanno rivolto a Google una lista di 11 mila richieste di delisting, relative a più di 100.000 url.
È possibile anche rivolgersi alla piattaforma stessa, tramite il team dedicato e l’agente registrato presso la DCMA (Defense Contract Management Agency), ma la stragrande maggioranza si rivolge al gigante del web.
Google e lo 0,1% dei casi risolti
Numeri tutto sommato contenuti, se confrontati con il database di IA, ma che Google non ha voluto prendere in considerazione.
Il motore di ricerca, infatti, ha reso noto che nel 99,2% dei casi non intraprende nessuna azione.
Lo 0,6% delle richieste è respinto, lo 0,1% è in lavorazione, un ultimo 0,1% è accettato e avrà come risultato la cancellazione dei contenuti/link pirata.
La quasi totalità delle richieste inviate a Google è stata raccolta nel database Lumen, tra cui quelle di Springer Nature, Viacom, Macmillan, RIAA, Warner Bros., SiriusXM, Adobe, Paramount, Disney e un paio di centinaia di altre organizzazioni.