La nuova graduatoria di “Fortune Global 500” è di quelle che segnano la storia: per la prima volta la Cina surclassa gli Stati Uniti per numero di aziende in classifica, 129 a 121. Un risultato incredibile (anche se 10 sono taiwanesi, il che non significa automaticamente ‘cinesi’), se si pensa che dieci anni fa erano 43 le aziende provenienti dal grande Paese asiatico (appena 8 venti anni fa), che restituisce al mondo un’immagine più matura della Cina, forte di gruppi industriali avanzati e imprese globali che si muovono su diversi settori economici strategici e ad alto contenuto tecnologico.
Una supremazia cinese, in questa nuova edizione di Fortune, che porta con sé anche altre informazioni, una tra tutte: l’80% circa delle organizzazioni in questione è di proprietà della Repubblica Popolare, cioè 8 imprese cinesi su dieci in classifica sono statali.
Un dato questo che forse non deve stupire più di tanto, almeno se si conosce un po’ di storia. Dalla fine degli anni Settanta del scolo scorso, la Cina si è progressivamente aperta al mondo e ai mercati esteri, divenendo nel tempo la “fabbrica del mondo”.
Anche in questa fase, l’80% della produzione cinese era assicurata da imprese di Stato o a forte partecipazione statale.
Oggi siamo attorno al 30%, anche a seguito di una rigorosa riorganizzazione del sistema industriale ed economico nazionale (accorpamenti, fusioni, acquisizioni).
I settori in cui queste aziende operano, come anticipato, sono assolutamente strategici: tecnologia (dal digitale all’ICT), industria pesante, trasporti, comunicazione/telecomunicazioni, infrastrutture.
Nel 2017 le aziende di Stato in Cina hanno visto aumentare i profitti del 42%.
Tornando alla “Fortune Global 500” nel suo complesso, i ricavi totali di tutte le imprese elencate hanno visto un aumento del 9% a 32.700 miliardi di dollari, oltre un terzo del PIL mondiale.
La brutta notizia è che gli amministratori delegati donna sono solo 14 (erano 12 l’anno scorso), meno del 3% sul totale. L’ultima in termini di tempo è stata Julie Sweet nominata nuovo CEO di Accenture.
La classifica delle imprese tecnologiche vede all’11° posto Apple, la prima delle tech companies, seguita dall’eterno competitor Samsung, quindi da Amazon. Più giù il Gruppo Alphabet di Google, Microsoft e Huawei.
Per le telecomunicazioni il podio è occupato da AT&T, Verizon e China Mobile Communication.
La prima delle “italian sound” è Exor, guidata da John Elkann, che si trova alla posizione 24, seguita a distanza da Generali (59° posto), Enel (83° posto) e Eni (89°). Più centro classifica per Poste Italiane (304° posto) e Intesa San Paolo (324° posto), nella parte bassa invece si posiziona Unicredit (402° posto).