L’essere umano nasce per essere in rapporto con l’altro e con il mondo esterno che è il suo insegnante primario sin dai primi istanti della nascita. Da qui il cervello del bambino è programmato per apprendere dall’esperienza e le neuroscienze hanno messo chiaramente in evidenza con l’interazione geni e ambiente sia determinante per la traiettoria evolutiva del bambino in termini di cura che riceve dall’ambiente esterno. Nel processo del rispecchiamento dei genitori che trasmettono al bambino ciò che percepiscono nel suo sguardo e nelle sue richieste affettive si configura il legame affettivo primario, vera e propria mappa mentale che predisporrà i comportamenti futuri con le altre figure affettive quali nonni, fratelli, sorelle e andando avanti nella crescita con gli altri adulti educativi come gli insegnanti e il gruppo sociale.
Prima di poter attuare questo traghettamento e questa connessione con l’altro i legami primari hanno bisogno di cure, di attenzione, di sostegno e supporto a loro volta da parte di un ambiente esterno che sostiene la transazione alla genitorialità di una coppia che si tramuta, con la nascita del bambino in famiglia. Il nucleo familiare è il pilastro fondante la socialità in termini di relazione futura con l’ambiente esterno e ingloba dentro di sé il concetto di cura dell’altro che rimane stabile nel tempo, non si frantuma sulle pressioni che la vita ci pone dinnanzi nel corso degli anni ma, anzi, si attiva in modo istantaneo nei momenti difficili in cui l’unione di mani, la carezza dell’altro, il calore degli affetti rappresentano la risorsa primaria per andare avanti e reagire con forza e tenacia agli ostacoli da superare.
Il bambino nella mente del genitore è il primo pilastro per la costruzione della connessione con l’altro in cui domina la fiducia, il rispetto e il valore di legami sociali che resistono alla messa alla prova dell’affettività che, anche se sotto pressione come oggi, ne esce rafforzata dalla cura del legame che abbiamo mantenuto anche a distanza.
E questo è direttamente proporzionale alla crescita. Un neonato costruisce le sue mappe mentali nel contatto affettivo con i genitori, più avanti lo spazio si allarga e ingloba le altre figure relazionali, per arrivare poi a costruire nuovi nuclei familiari sulle coordinate della trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento. E allora la parola connessione al termine del lockdown ci appare sotto una nuova luce.
Connessione che ha bisogno della Cura che è strettamente legata ad un altro concetto chiave che è quello dell’attenzione dell’altro, del sapere che tu, genitore, insegnante, società, tieni al mio benessere [che globalmente è il benessere di tutti] e osservi, ascolti, se sto male, se ho bisogno di aiuto e sostegno, se semplicemente mi pensi, hai cura del nostro rapporto e dai valore al nostro legame.
La psicologia e la pratica clinica, nonché l’esperienza affettiva di tutti, ci insegnano che una volta interiorizzato il legame affettivo rimane stabile nel tempo adattandosi in modo sincronico agli eventi esterni che possono mutare in modo imprevisto nel corso della vita. Sotto stress, e sotto minaccia il bisogno di attaccamento di certo si attiva, ma se le nostre mappe mentali sono state costruite su un terreno di scambio affettivo in cui si è respirato la presenza affettiva dell’altro, la fiducia nell’essere compreso e di sapere di poter contare sulla sua disponibilità, allora le carezze, il contatto, anche se piacevoli, possono essere bypassate dal sapere che mentalmente sono presente in termini di attenzione e di pensiero, e che anche se non possiamo stringerci l’affetto è consolidato su un terreno di conoscenza reciproca in cui so che “vorresti abbracciarmi, vorresti stare con me” ma non lo fai o non lo hai fatto per tutelarmi sapendo che l’abbraccio e il contatto è interno e solido.
Eravamo connessi digitalmente a la messa in campo della prova del legame con l’ausilio del digitale ci ha permesso di validare rapporti, di incrementare relazioni di fiducia e sgomberarne altre che sotto la pressione della paura hanno cominciato a vacillare mostrando la vacuità della connessione portando a galla di-sconnessioni relazionali che non hanno retto alla messa alla prova dell’amplificazione della relazionalità digitale.
Abbiamo curato la base affettiva primaria, ci siamo riconnessi all’intimità del nostro nucleo affettivo, e torniamo in campo nella vita onlife con una risorsa in più. Quella che sostenevamo come strumento primario per evitare di cadere nella captazione digitale, nella solitudine virtuale e nella chimera mediatica della dipendenza della rete ovvero la presenza affettiva con l’altro che nasce nel qui ed ora delle relazioni e che una volta interiorizzata regge alla prova del tempo sedimentandosi nella nostra memoria relazionale e nelle nostre mappe mentali.
Abbiamo utilizzato maggiormente la rete, grandi, piccini, ne abbiamo assaporato l’utilità per apprendere, formarci, stare in contatto ed essere uniti scoprendo che dietro alla connessione, c’è l’unione di menti e la cura delle relazioni, vuoi che sia una relazione di apprendimento e formazione, vuoi che sia un rapporto di amicizia, vuoi che sia un legame professionale.
Siamo stati più connessi digitalmente e ne usciamo più uniti socialmente sapendo che affinchè la rete affettiva funzioni si ha bisogno di curare i rapporti e le relazioni in un processo di rispecchiamento empatico in cui “io so che tu sai che io so”, un bene interiorizzato che resiste agli scossoni del tempo e testimonia la presenza di un tempo affettivo strutturato sulla cura e il rispetto di rapporti e di legami fondanti il nostro sè. Anche se distanti socialmente siamo ricchi interiormente di presenze affettive che oggi più che mai ci hanno mostrato, o non mostrato [ed allora cogliamo l’opportunità di questa riflessione per partire con un nuovo passo affettivo relazionale] il loro valore interno e l’asse primario per andare avanti con una chiarezza maggiore. Distanza sociale si traduce allora in verifica della presenza e delle presenze affettive. Bilancio alla fine del lock-down e nuovo passo per andare avanti.
Ri-partenza, ri-connessione sui binari dell’unione mentale di legami strutturati sulla cura e sull’attenzione dell’altro che come un boomerang dà valore al sé.