Coprire in FTTC le aree bianche, FTTH nelle aree nere e grigie. Questo il mix tecnologico di FiberCop, la società della rete secondaria di Tim (58%) appena varata e partecipata, per ora, anche da KKR Infrastructure (37,5%) e Fastweb (4,5%). La società è aperta a nuovi finanziatori, in particolare operatori alternativi (OLO) in vista della seconda fase, quella della creazione di AccessCo per la fusione con Open Fiber sotto la regia di CDP, in base al memorandum siglato da Tim con la Cassa.
I tempi sono stretti, l’operazione rete unica dovrebbe chiudersi entro il primo trimestre del 2021, ma nel frattempo l’attività di FiberCop proseguirà in autonomia anche perché l’esito dell’operazione è tutt’altro che scontato.
Target di copertura FiberCop
“La società proseguirà la copertura FTTH, con velocità di connessione di 1 Gbps, con l’obiettivo di raggiungere, entro il 2025, il 76% delle unità immobiliari delle aree grigie e nere, corrispondenti ad una copertura del 56% delle unità immobiliari tecniche del Paese – si legge nella nota di Tim – Nelle aree bianche TIM proseguirà l’intervento di copertura UBB già in corso. La rete in fibra sarà realizzata dalla NewCo sulla base del modello di coinvestimento aperto all’ingresso di tutti gli altri operatori, secondo quanto previsto dal Codice europeo delle Comunicazioni Elettroniche”.
Il valore della società, secondo Tim e in base agli 1,8 miliardi di euro sborsati da KKR in cambio del 37,5% di FiberCop, è pari a 7,7 miliardi di euro. Un valore che, secondo le stime di Tim, è destinato a crescere nel tempo, con il progressivo upgrade dal rame alla fibra.
Gli obiettivi dichiarati di FiberCop
- Accelerare la migrazione dei clienti dal rame alla fibra
- Finanziare il rollout dell’FTTH
- Fruire dei vantaggi in termini di co-investimento con Fastweb previsti dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche
- Chiudere il digital divide in fibra nelle aree grigie e in FTTC nelle aree bianche
- Consolidare la posizione di Tim nella creazione della rete nazionale unica in fibra.
Fattore chiave per realizzare il piano è la rivalutazione della rete secondaria, attraverso il passaggio dal rame alla fibra mantenendo un forte controllo sulla società. Oggi la rete TIM, principalmente in rame, e gli asset immateriali sono valorizzati in bilancio per circa 15,5 miliardi di euro a garanzia di un debito lordo di 30 miliardi.
La quota di debito allocato su FiberCop è pari a 3 miliardi.
La nuova società punta inoltre ad attingere dai fondi pubblici per la copertura delle aree grigie, si tratta complessivamente di 1,1 miliardi di euro, e di ulteriori fondi europei dal Recovery Fund.
Fase 2: AccessCo
La lettera di intenti siglata da Cdp e TIM è finalizzata a dare vita alla società della rete unica nazionale.
Il progetto punta alla nascita di AccessCo, società aperta anche ad altri investitori e destinata a gestire la rete unica nazionale. AccessCo verrà costituita mediante la fusione di FiberCop, società comprensiva della rete di accesso primaria e secondaria di TIM, e di Open Fiber, società dedicata alla fibra ottica e partecipata da CDP e Enel.
Ma la strada per raggiungere l’obiettivo è irta di ostacoli. Il l progetto è subordinato al consenso delle altre parti coinvolte Agcom, Agcm e DG Competition) e al completamento dei relativi processi valutativi e decisionali (la due diligence degli asset in ballo è prevista entro fine anno).
Il progetto “prevede che la società della rete unica nazionale sia controllata congiuntamente da parte di Open Fiber, iniziativa che ha consentito l’avvio di investimenti volti a sviluppare la rete in fibra fino alle case degli italiani. Open Fiber resta, infatti, a tutti gli effetti, con il suo management, con le significative competenze sviluppate in questi anni, un asset fondamentale per la creazione dell’infrastrutturazione digitale dell’Italia”, si legge nella nota di Cdp. In aggiunta alla rete unica nazionale, CDP Equity e TIM daranno immediato avvio alle valutazioni in merito ad ulteriori aree di possibile cooperazione per perseguire lo sviluppo di altre tecnologie (5G, edge computing, Data Center, Cloud e altro). Ma queste tecnologie non rientreranno nel perimetro della rete unica nazionale.