Il Governo Conte II aveva già iniziato a lavorare su più piani dedicati all’ecologia e all’efficienza energetica, tra cui quello per la produzione di idrogeno.
La transizione ecologica in Italia, probabilmente, inizierà ufficialmente con la nascita del primo ministero omonimo dell’era Draghi.
Con la nomina di Mario Draghi a Presidente del Consiglio e l’avvio del nuovo ministero trasversale dedicato alla transizione green, anche nel nostro Paese l’azione di Governo per la decarbonizzazione e l’abbattimento delle emissioni inquinanti prenderà nuovo vigore.
Idrogeno verde per decarbonizzare
Se vogliamo decarbonizzare l’industria e larga parte dell’economia, oltre all’elettrificazione generata da fonti energetiche rinnovabili, dobbiamo puntare anche sull’idrogeno verde.
Per abbattere le emissioni di diossido di carbonio (CO2) nell’industria pesante (acciaio ad esempio), nell’industria automobilistica, delle costruzioni, della cantieristica navale, nei trasporti pesanti, nell’industria dell’agritech, serve un mix di energie pulite, tra cui certamente l’idrogeno, considerato dagli esperti la via più praticabile.
L’idrogeno d’altronde è già utilizzato su vasta scala per alimentare alcuni processi industriali come la raffinazione del petrolio e la produzione di fertilizzanti industriali, ma la sua estensione anche ad altri ambiti, come quelli sopra indicati, richiederebbe un’offerta 10 volte superiore a quella attuale.
Le attenzioni del mercato finanziario
Il mercato finanziario si è accorto sia della crescita di attenzione e di investimenti da parte delle imprese energetiche, sia della grande domanda di questo prodotto. Secondo un’analisi di Simon Webber, gestore del fondo Schroder ISF Climate Change Equity, Schroders: “Entro 10 anni il costo dell’idrogeno pulito sarà più basso di oggi, perché sarà più economico produrlo”.
Secondo Webber: “Entro il 2030 l’idrogeno verde supererà quello derivato dai combustibili fossili, perché i costi diminuiranno rapidamente, fino a farlo diventare più vantaggioso. Entro il 2050 la produzione di idrogeno pulito potrebbe essere 800 volte più grande di quella attuale”.
Per arrivare a questo incredibile risultato, del tutto ipotetico, quanto auspicabile per la nostra qualità della vita, serviranno molti soldi: “A luglio l’Unione europea ha annunciato la sua strategia per l’idrogeno, che mira a produrre almeno 40 GW di elettrolizzatori e alla produzione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Per far ciò, servirebbero fino a 42 miliardi di euro di investimenti per potenziare la capacità degli elettrolizzatori”.
Complessivamente, per rendere concreto questo quadro energetico a zero emissioni potrebbero servire fino a 25 miliardi di euro di investimenti annui.
“Il fatto che oggi ci sia solo una manciata di attori leader nel settore degli elettrolizzatori rende quest’ambito molto interessante – ha affermato Webber – perché da una parte il numero di player potrebbe anche aumentare, ma dall’altra chi ha già investito sta cominciando a raccogliere i primi frutti, stringendo alleanze e relazioni con i clienti, con gli sviluppatori e i grandi gruppi energetici. Ciò garantirà loro nel tempo economie di scala e li aiuterà a ridurre i costi, favorendo una rapida crescita del business”.
I costi dell’idrogeno nei prossimi dieci anni
Oggi, secondo stime del Corriere della Sera, per produrre idrogeno da gas naturale (quindi un fossile inquinante) dobbiamo spendere 1,5 euro al kg. Bisogna poi aggiungervi 0,5 euro al kg per i costi aggiuntivi di riduzione e sequestro di CO2, per arrivare a circa 2 euro al kg.
L’idrogeno verde, invece, ci costa oggi tra 6 e 8 euro al kg (dipende dal tipo di elettrolizzatore).
Entro il 2030, potrebbe scendere a 3,7 – 6 euro al kg. Se ad esempio si pensasse ad alimentare gli elettrolizzatori con energia elettrica da fonte eolica offshore (come accade oggi nel Mare del Nord) il costo scenderebbe ulteriormente a 3-3,9 euro al kg e oltre i dieci anni di orizzonte temporale fino a 2-2,8 euro al kg.
Simili anche le stime di Irena, secondo cui la produzione di idrogeno verde costerà come quella da gas naturale (comprensivi di costi aggiuntivi di cattura di CO2) entro il 2030, soprattutto grazie all’apporto di energia elettrica pulita da fonti solari ed eoliche.