L’economia dell’idrogeno verde, a basso/bassissimo impatto ambientale, potrebbe valere in Europa oltre 100 miliardi di euro l’anno entro il 2025, con la creazione di almeno 500 mila nuovi posti di lavoro, diretti ed indiretti, lungo tutta la catena del valore.
È quanto sostenuto dall’EIT InnoEnergy, che ha lanciato il progetto “European Green Hydrogen Acceleration Center” (EGHAC).
Economia dell’idrogeno
La EIT InnoEnergy è una delle tre Comunità della conoscenza e dell’innovazione, creata dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT), con focus specifico sull’energia sostenibile, al fine di creare un ambiente sostenibile e a basso impatto energetico in Europa, per assicurare all’Europa competitività globale.
“Investire nell’idrogeno verde è un fattore vitale per l’economia europea e gli obiettivi carbon neutral al 2050”, ha dichiarato Jacob Ruiter, membro dell’Executive Board di EIT InnoEnergy.
“Non c’è modo migliore per decarbonizzare l’industria pesante e il sistema dei trasporti europeo – ha aggiunto – senza contare che l’idrogeno green sarà molto utile nell’incrementare i livelli di flessibilità della rete di distribuzione energetica, anche attraverso nuovi sistemi di stoccaggio”.
Strategia europea per l’idrogeno pulito
La scorsa estate l’Unione europea ha lanciato la sua strategia continentale per l’idrogeno, che si prefigge di generarlo da fonti energetiche rinnovabili, usando principalmente energia eolica e solare, con l’obiettivo parallelo di trovare nel breve e nel medio periodo altre forme di idrogeno a basse emissioni di carbonio, per ridurre rapidamente le emissioni e sostenere la creazione di un mercato redditizio.
Questa transizione graduale richiederà un approccio in più fasi. Tra il 2020 e il 2024 si provvederà ad installare di almeno 6 gigawatt di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile nell’Ue e la produzione fino a un milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile.
Successivamente, tra il 2025 e il 2030, l’idrogeno dovrà entrare a pieno titolo del nostro sistema energetico integrato, con almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile e la produzione fino a dieci milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’UE.
Terza ed ultima fase, tra il 2030 e il 2050 le tecnologie basate sull’idrogeno (H) rinnovabile dovrebbero raggiungere la maturità e trovare applicazione su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare.
La proposta italiana
Nell’ambito delle proposte per la “Recovery and resilience facility”. da sottoporre alla Commissione europea, dopo l’analisi del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei, l’Enea ha inserito il progetto di un’“Hydrogen Valley” tutta italiana.
Secondo quanto illustrato nel corso di audizioni informali delle Commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera dei Deputati, il progetto avrebbe come hub principale il Centro di Ricerche della Casaccia dell’Enea, dove sviluppare tecnologie innovative per la produzione, lo stoccaggio e gli usi finali della risorsa energetica.
“La tecnologia dell’idrogeno è centrale in vista del processo di decarbonizzazione del nostro Paese. Come ENEA abbiamo elaborato un progetto che punta alla creazione di una piattaforma di ricerca e sviluppo, un incubatore di tecnologia che permetterà di coprire l’intera catena della produzione”, ha spiegato nel corso dell’Audizione Giorgio Graditi, direttore del dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA.
Si tratterebbe di una “Demo Hydrogen Valley”, una piattaforma dimostrativa polifunzionale di ricerca, in cui portare avanti lo sviluppo, l’innovazione e la sperimentazione sulle tecnologie di produzione, stoccaggio ed usi finali dell’idrogeno.