Non serve seguire Pagine Facebook satiriche come “Commenti memorabili” o tenere d’occhio l’account Twitter “Grammar Nazi” per seguire gli errori ortografici di cui sono costellate le conversazioni sui social media: ricordo bene il giorno in cui io stesso ho scordato un apostrofo e puntualmente un’amica me l’ha segnalato, ovviamente come commento pubblico sbugiardando l’attenzione con la qualche cerco, per quanto possibile, di scrivere online.
Credo che qualche errore sia dunque scappato a ciascuno di noi, forse non per mancata conoscenza della grammatica italiana: certo per la fretta con la quale si scrive o per il non sempre agevole uso della tastiera dello smartphone.
Se dunque per gestire professionalmente Pagine Facebook o account aziendali su Linkedin, Twitter ed Instagram, la prima competenza da possedere è l’uso corretto della lingua italiana, mi pongo il problema se non sia più giusto affrontare con maggiore liberalità gli errori degli utenti, consapevoli che molti di loro interpretano le conversazioni online come vere e proprie conversazioni, tanto quanto si trattasse di un contesto poco impegnativo sul piano formale, come un caffè preso al bar.
Se chi si pone come obiettivo fare emergere la propria professionalità e il proprio talento attraverso la cura di un profilo social attraverso le tecniche ed ancor più le sensibilità che oggi si definiscono “personal branding” deve prestare grande attenzione alla forma con cui si scrive e si comunica, dobbiamo accettare che un mezzo diventato di massa come Facebook accolga anche persone con una minore dimestichezza con la lingua scritta di chi se ne serve per mestiere e per passione.
L’Italia è un Paese con gravi problemi di analfabetismo di ritorno e certo si può sperare che una comunicazione interpersonale sempre più fondata su WhatsApp e social media porti la maggior parte della popolazione a comprendere l’importanza di una scrittura chiara e corretta.
Personalmente, mi sono posto però l’obiettivo di giudicare quanto le persone scrivono, nei commenti ai post che leggo online, al di là della forma che utilizzano così come non valuterei una conversazione orale sulla base della loro precisione sintattica o della loro eloquenza.
Del resto, quando leggiamo, nei libri di storia, le lettere dei soldati al fronte e le risposte dei loro familiari a casa, non è forse la sostanza delle loro testimonianza a prevalere sulla della forma in cui scrivono?