Il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma ha effettuato una specifica indagine sulla pirateria editoriale, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma – Pool Reati Informatici – ha sequestrato 28 siti web e 8 canali Telegram che consentivano la visualizzazione e il download illegale delle copie digitali di numerosi giornali e riviste nazionali ed internazionali fra cui Corriere della Sera, La Repubblica, il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Il Manifesto, Il Tempo, Libero, Il Mattino, Il Corriere del Mezzogiorno, il Corriere dello Sport, La Gazzetta dello Sport, nonché degli inglesi The Sun, The Times e National Geographics, dei francesi Le Monde, Le Figaro e Les Échosoltre, dei tedeschi BildZeitung, Süddeutsche Zeitung, Die Welt, Frankfurter Allgemeine Zeitung F.A.Z., degli spagnoli El Pais, El Mundo.
Giovanni Reccia ‘Stiamo collaborando con autorità internazionali’
“Stando più tempo a casa le persone sono invogliate a usare maggiormente questi servizi. Le persone cercano i siti online e li trovano gratuitamente online, anche se è bene ricordarlo in base alla norma sul diritto d’autore anche gli utenti finali possono essere puniti“, ha detto a Key4biz il colonnello Giovanni Reccia, Comandante del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza. “La nostra indagine si concentra ovviamente sui meccanismi che stanno a monte, si tratta di siti web internazionali che hanno una struttura complessa alle spalle. I regsitrant sono in alcuni paesi, mentre i server si trovano in altri paesi. Ciò dimostra la complessità e l’ampiezza dell’operazione, testimoniata anche dalle testate giornalistiche di diversi paesi che sono diffuse via web e via Telegram. Gli url di Telegram si collegano direttamente a questi siti. E’ per questo che stiamo collaborando anche con le autorità di altri paesi per smantellare questa attività, che è di per sé remunerativa per i criminali che la realizzano visto che i siti web hanno la pubblicità”.
L’indagine
L’indagine, avviata ad inizio 2020, ha preso le mosse da una attività tecnica di monitoraggio della rete, che nell’ultimo periodo è stata intensificata per contrastare un fenomeno, quello della pirateria editoriale, che ha visto un consistente incremento anche a causa dell’attuale emergenza sanitaria. La permanenza a casa ha indotto infatti molte persone a cercare online contenuti editoriali gratuiti, reperibili su diversi siti web illegali.
Siti registrati all’estero
I finanzieri del Nucleo, riscontrando la crescita del fenomeno illegale hanno iniziato una approfondita analisi del web, monitorando e verificando migliaia di risorse. I pirati informatici provvedevano preliminarmente a registrare i siti in località estere (soprattutto a Panama, negli USA e in Russia), sfruttando servizi offerti da provider accreditati per assegnare nomi a dominio di secondo livello, in alcuni casi avvalendosi di servizi di “anonimizzazione” per mascherare la reale titolarità e nazionalità.
Successivamente attivavano appositi spazi web su server esteri, collocati in Olanda, USA, Russia, Ucraina e Belize, in modo da ostacolare la rintracciabilità dei responsabili. I canali Telegram, alcuni dei quali sono risultati collegati ai citati siti illegali, sono stati individuati a seguito di una attività di open source intelligence condotta sulla nota piattaforma di messaggistica istantanea, che si basa sul cloud e consente la condivisione di files di ogni tipo e dimensione tra un numero potenzialmente illimitato di utenti. Individuate le risorse illegali online, le stesse sono state segnalate alla Procura di Roma, che ha chiesto al GIP il provvedimento di sequestro preventivo al fine di interromperne l’attività criminosa.
È stato quindi ordinato ai provider nazionali di inibire l’accesso mediante oscuramento di 28 siti web pirata e 8 canali Telegram.
Sono in corso le attività investigative, sia di natura tecnica – mediante il tracciamento su rete internet – che in collaborazione con organismi istituzionali esteri, per risalire all’identità dei gestori dei siti web, responsabili delle violazioni di cui all’articolo 171 ter della Legge 633 del 1941, che prevede la reclusione da uno a quattro anni e la multa da euro 2.582 a 15.493 per chiunque diffonde abusivamente copie di opere tutelate dal diritto d’autore e da diritti connessi. L’indagine si inserisce in un contesto investigativo ampio che vede la Guardia di Finanza impegnata in tale settore, per porre un limite al dilagante fenomeno della pirateria editoriale, che incide in modo significativo sul tessuto economico sano della Nazione provocando distorsioni e favorendo il diffondersi di una cultura di illegalità diffusa, a tutela degli onesti cittadini e dei consumatori.