La trasformazione digitale c’è e riguarda ogni settore industriale ed economico, ma non alla stessa maniera. Spesso si dà la precedenza a tecnologie che possiamo definire mature, mentre si rallenta di parecchio quando si ha a che fare con soluzioni di nuova generazione ed emergenti.
Studiano l’ecosistema del digital procurement, cioè la digitalizzazione degli acquisti da parte delle imprese, un gruppo di studiosi della SDA Bocconi School of Management, guidato da Giuseppe Stabilini e Paolo Pasini, in collaborazione con SAP Ariba e Accenture, ha tratteggiato un quadro piuttosto dettagliato dello stato dell’arte della digitalizzazione del settore in Italia, coinvolgendo ed ascoltando oltre 100 Chief Procurement Officers (CPO) in grandi aziende (o filiali italiane di multinazionali), con ricavi superiori a 400 milioni di euro.
Le tecnologie
I risultati dell’indagine, appena resi noti, ci restituiscono, come al solito, un panorama nazionale tra luci ed ombre: “quando si chiede quali nuove tecnologie stiano introducendo, i CPO, nel 74% dei casi, rispondono data analysis e tecnologie di visualizzazione, cioè tecnologie mature”, ha spiegato Stabilini in una nota della SDA Bocconi.
“Le altre tecnologie più usate sono le tecnologie mobili (33%), l’analisi predittiva (32%), l’automazione delle decisioni (31%) e l’automazione robotica dei processi (19%)”, che poi sono le tecnologie emergenti, mentre “altre tecnologie innovative quali machine learning, blockchain, realtà virtuale, Internet delle cose (IoT), elaborazione del linguaggio naturale, chatbot, riconoscimento delle immagini e stampa 3D”, sono soluzione introdotte solo da un numero esiguo di “early adopters”.
Roberto Pagella, Accenture Operations Lead in Italia, Europa Centrale e Procurement Services Lead Europe per Accenture Italia, ha dichiarato: “L’opportunità per i business leader è rappresentata dalle modalità con cui si integrano persone e tecnologie, con l’obiettivo di reinventare gli attuali processi di business e automatizzarne altri utilizzando tecnologie emergenti, quali Artificial Intelligence e automation, in grado di creare un’intelligenza operativa che lavori in tempo reale. Per questo motivo abbiamo lanciato di recente SynOps for Procurement, un innovativo motore basato sull’interazione fra uomo-macchina volto ad ottimizzare l’integrazione di risorse umane, tecnologia e dati e migliorare le performance di business. SynOps trasferisce il potere alle persone, favorendo la reingegnerizzazione dei processi e liberando competenze in grado di creare nuovo valore per l’azienda”.
Elementi che favoriscono la digitalizzazione
Le aziende che hanno deciso di investire fin da subito in tecnologie digitali innovative, o che lo tanno facendo o lo faranno a breve, sono state sicuramente stimolate da una serie di considerazioni e lo studio ne individua alcune, molte delle quali già conosciute:
la riduzione dei costi (85% degli intervistati), ma anche il miglioramento della qualità del prodotto (o servizio) e l’innovazione e la riduzione del rischio;
il progetto di digital procurement nel 67% dei casi introduce un modello operativo completamente nuovo, aggiungendo valore aggiunto in termini di efficienza ed efficacia;
nel 12% dei casi l’obiettivo è quello di ottimizzare la struttura dell’ufficio acquisti.
Il software verticale, specificamente progettato per i processi di acquisto, è utilizzato dalla metà delle aziende, mentre il resto è quasi equamente suddiviso tra ERP e software proprietario. Il cloud (59%) si sta affermando come principale piattaforma di hosting, con il software on-premise utilizzato dal rimanente 41% delle aziende.
Stabilini ha inoltre evidenziato che “l’adozione del cloud supera alcune problematiche di integrazione e manutenzione vissute in passato e stimola l’introduzione e la diffusione di nuove applicazioni tecnologiche”.
…e quelli che la ostacolano
L’indagine ha individuato anche quelli che al momento sono i principali ostacoli alla digitalizzazione degli acquisti e nel 50% dei progetti di digital procurement è l’organizzazione aziendale il fattore risultato più critico.
Subito dopo, a detta dei CPO intervistati, si ritrova l’incertezza sul ritorno dell’investimento e i sempre possibili problemi di integrazione tecnologica.
“Il percorso di digitalizzazione è strettamente legato alla gestione del cambiamento, alle competenze e alle persone. Non è una semplice questione di miglioramento tecnologico”, ha commentato Stabilini.
Dallo studio è emerso infine che “un’azienda su cinque sta implementando processi di digital procurement senza introdurre alcuna nuova tecnologia”, mentre il ritardo nell’adozione delle tecnologie più innovative, ha stabilito lo studio, è solo in parte dovuto all’impreparazione delle aziende: “Alcune tecnologie sono troppo specifiche, come la stampa 3D, o ancora in fase di introduzione in Italia, come la blockchain”.