Avere o meno nel proprio organico lavoratori “skillati” è un primo fattore di valutazione per comprendere in che modo un’azienda può avere successo o meno sul mercato. I rapidi progressi dell’intelligenza artificiale, del machine learning, della robotica e delle altre tecnologie della trasformazione digitale stanno cambiando alla radice il modo in cui si lavora in azienda, con un aumento deciso del livello di preparazione e delle competenze necessarie per eseguire nuovi compiti e svolgere le proprie mansioni.
Purtroppo, il gap di competenze digitali (digital skills gap) e informatiche è destinato a crescere nei prossimi anni e anche all’interno dell’industria 4.0. Entro il 2022, secondo stime del World Economic Forum, avremo circa 133 milioni di nuovi ruoli all’interno dei processi produttivi globali frutto della divisione avanzata del lavoro tra uomini, macchine e algoritmi.
Ci sarà anche una forte richiesta di competenze tecniche, soprattutto per la programmazione e lo sviluppo di applicazioni e software specifici, comprese le conoscenze necessarie per padroneggiare, assieme ai computer e le software technologies, aree particolari come il pensiero creativo, il problem-solving e la negoziazione.
Secondo stime della Commissione europea, in Europa entro il 2020 potrebbero risultare scoperti 756 mila posti di lavoro nel settore delle Information and communication technologies(ICT), un valore che potrebbe accrescersi ulteriormente con lo sviluppo della data economy e con l’impiego crescente dell’intelligenza artificiale.
In effetti, già oggi nel mercato del lavoro dell’Unione, la domanda di professionisti 4.0 e ICT cresce di oltre il 4% l’anno.
Un nuovo studio IDC ha calcolato in 90 miliardi di dollari i guadagni persi per mancanza di un adeguato numero di professionisti ICT in Europa (per lo stesso motivo, andranno in fumo 400 miliardi di dollari a livello mondiale entro il 2023).
Secondo il Digital Economy and Society Index 2018, il 43% dei cittadini ed il 35% dei lavoratori europei non hanno attualmente competenze digitali sufficienti, con gravi conseguenze sul loro futuro occupazionale.
In compenso, il 39% dei lavoratori europei è oggi iper qualificato, ma sottoimpiegato in lavori di bassa qualità.
In ultima analisi, il 90% delle offerte lavorative in Europa richiederà una qualche nuova competenza digitale nei prossimi anni (“European Skills and Jobs survey”).