Concludiamo la pubblicazione del numero zero di DEMOCRAZIA FUTURA, promossa dall’Associazione “Infocivica – Gruppo di Amalfi” e diretta da Giampiero Gramaglia, con le prime “rubriche”, che vogliono essere un vero e proprio tessuto connettivo fra i vari numeri della rivista.
Oggi pubblichiamo la quinta rubrica “Memorie nostre”.
Il 24 agosto 2020 ci ha lasciato Gianni Bellisario, Vice Presidente di Infocivica. Avrebbe dovuto contribuire a questo numero rispondendo alle sette domande sul futuro della Rai.
Gianni è stato pilastro fondamentale dell’ultima stagione di Infocivica. Nella quale ci siamo soffermati soprattutto sulle grandi questioni della Crossmedialità e della Responsabilità pubblica nella Rete.
Homo totus communicativus, era appassionato di questo mondo in tutte le sue forme. Seguiva tutte le innovazioni tecnologiche non come fine a sé stesse o per i profitti che potevano consentire ma per vedere quali vie esse potevano aprire a una nuova partecipazione delle persone, a una comunicazione tra di esse. Aveva forte il senso del ruolo pubblico in questo settore proprio perché fossero garantiti i diritti all’accesso a tutti.
Perciò ci ha stimolato prima a studiare le frontiere della crossmedialità poi ad approfondire i temi della responsabilità pubblica nei confronti della rete.
Anche la Tv aveva per lui oramai senso solo se dentro il più ampio contesto della rete, in dialogo interattivo con l’utente e a tutela della qualità dell’informazione e di ogni contenuto.
Per questo lo commemoreremo presto, ricordando non solo il suo impegno per un nuovo servizio pubblico crossmediale della comunicazione, ma, più in generale, per il suo contributo a favore del bene della nostra comunità nazionale, dalle esperienze giovanili sull’onda del 68 per la promozione di una nuova stagione teatrale libera e aperta ai contributi delle nuove generazioni sino alle ultime battaglie a favore di una Rete pubblica al servizio davvero di tutti i cittadini senza discriminazioni.
Gianni proveniva da una piccola ma non per questo non significativa provincia abruzzese e in particolare da Lanciano, che sin dai primi del Novecento aveva visto nascere e crescere una piccola ma importante casa editrice, Carabba, che avrebbe fatto conoscere opere di grandi esponenti del pensiero europeo. Pubblicò ad esempio nel primo decennio del Novecento un saggio importante di Sorel, La Religione d’oggi, feroce critica dei modernisti, che fu oggetto di una seconda edizione negli anni Settanta. La sua famiglia possedeva naturalmente tutta la collezione.
Figlio di un parlamentare democristiano, come tutti gli abruzzesi di buona famiglia, secondo una consuetudine tutta locale, era stato inviato ad imparare a “parlare bene in italiano” in Toscana. Ma non aveva poi scelto l’università per darsi subito all’impegno di manager teatrale.
Guai a chiamarlo dottore! Si arrabbiava profondamente e del resto aveva sempre rifiutato cariche di primo piano anche quando era nel Direttivo dell’Associazione Dirigenti della Rai. Quando venne nominato Vice Presidente lo facemmo in sua assenza.
Possiamo legittimamente dire che è stato uno dei più convinti manager dell’opportunità strategica di presidiare la Rete. E di presidiarla in una logica tutta pubblica, al servizio della collettività, non per esercitare controlli censori, ma, per l’appunto una responsabilità pubblica.
Nel corso della sua lunga carriera in Rai, prima nello staff di importanti dirigenti aziendali come Giampaolo Sodano e Agostino Saccà, poi alla Direzione dei Palinsesti Digitali con Chicco Agnese, si era sempre prodigato in questa direzione.
All’inizio del nuovo secolo aveva invitato i servizi pubblici, insieme ai migliori cervelli matematici ed informatici della Rai, a combattere la “dittatura di Google” promuovendo insieme alla Sapienza al Politecnico di Torino e ad un’università inglese, in stretta associazione con il Centro Ricerche e la Direzione ICT dell’azienda, un grande progetto di ricerca europeo per la messa a punto di un motore di ricerca basato su algoritmi che rispondessero ad esigenze di tipo logico semantico anziché commerciali.
Ahimè intorno alla metà del primo decennio del nuovo secolo, questo problema non era ancora sentito dalla classe politica italiano e nonostante il valore del progetto, la Commissione europea non lo finanziò. Sebbene sensibilizzato, il Commissario Italiano di allora non mosse un dito…
Come Infocivica cercammo di riproporlo poi all’attenzione della nostra opinione pubblica con un progetto di ricerca sull’archivio Andreotti custodito all’Istituto Sturzo insieme all’università di Tor Vergata.
Più recentemente all’interno della nostra Associazione insistette su una proposta del tutto originale per facilitare un autentico accesso di tutti alle potenzialità di Internet e della società dell’informazione. Anziché ricorrere a robot, numeri verdi di difficile consultazione, Gianni sottolineava l’esigenza di dar vita ad un grande centro d’ascolto degli Italiani, un vero e proprio luogo fisico diverso dai call centre commerciali, in cui un nutrito stuolo di insegnanti e laureati sarebbe stato chiamato a rispondere a tutte le richieste dei cittadini non solo in merito alla gamma di programmi televisivi di cui avrebbero potuto godere attraverso Internet, ma soprattutto in tema di servizi di assistenza ai cittadini per semplificare loro la vita quotidiana di ogni giorno anziché complicargliela come invece sta avvenendo in questi mesi attraverso l’introduzione dello SPID.
Per rendere il cittadino pienamente sovrano e consapevole delle opportunità ma anche dei vincoli e dei pericoli della Rete.
Questo era un punto fermo nel pensiero di Gianni. Un servizio pubblico che fosse nazionale e anche direttamente presidiato nei suoi gangli essenziali dallo Stato ma un servizio pubblico insieme di prossimità, aderente alle persone e alle realtà locali; ciò che lo portò ad approvare con convinzione il potenziamento dei servizi di informazione locale posti in essere nell’ultimo scorcio della presidenza Petruccioli. Sempre con la convinzione e passione per l’interattività.
Ritorneremo su tutti questi temi, sulla Rete Unica, le app e i centri di ascolto di una media company di servizio pubblico, della quale Gianni Bellisario – possiamo dirlo legittimamente – è stato uno degli ispiratori e dei padri fondatori.