Pubblichiamo di seguito il contributo di Giacomo Mazzone, Giornalista specializzato in finanza, economia dei media e nuove tecnologie, alla rivista DEMOCRAZIA FUTURA, promossa dal gruppo di “Infocivica 4.0” e diretta da Giampiero Gramaglia, a cui seguirà quotidianamente la pubblicazione di tutti gli altri articoli.
Tra le tante guerre in corso di cui non si parla, ve n’è una particolarmente dura, combattuta senza esclusione di colpi, ma che ha la particolarità di svolgersi in grande silenzio, e di vedere le frontiere fra amici e nemici confondersi anche all’interno di uno stesso territorio.
E’ la guerra per il controllo dell’Internet globale, dichiarata nel 2003 e mai conclusa, che vede sconvolte tutte le linee delle tradizionali alleanze, dove USA e Cina sono oggettivamente alleate; dove Russia e monarchie del golfo sono convinti sostenitori del sistema delle Nazioni Unite e dove l’Europa è paralizzata o non osa prendere posizione.
Controllo dell’Internet globale
Una guerra che non si capisce se la si cerca di interpretare secondo i canoni di lettura comuni, in uso sin dal crollo del Muro di Berlino. Non c’è più frattura fra comunismo e capitalismo, né fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, né fra G20, G7+1 e resto del mondo.
Tutto ha avuto inizio nel 2003 a Ginevra, dove si è tenuto il primo WSIS, Summit Mondiale della Società dell’Informazione, convocato con gran dispiego di mezzi da Kofi Annan, allora segretario generale delle Nazioni Unite, con il supporto di tutte le maggiori agenzie mondiali della stessa organizzazione, prime fra tutte UNESCO, UIT ed UNCTAD.
Scopo a malapena celato di questo summit è di costituire un organismo multilaterale per assicurare il governo dell’Internet, togliendone il controllo dalle mani degli Stati Uniti.
Il dubbio in casa UN è se dare questa responsabilità direttamente al segretariato di New York (e quindi all’assemblea generale) oppure se creare un pool di agenzie (UIT per l’aspetto tecnico, UNESCO per quello dei contenuti, UNCTAD per tenere in conto gli imperativi dei paesi in via di sviluppo). Annan è convinto che -se da una parte è scontata l’opposizione degli USA- dall’altra dovrebbe essere scontato che tutti gli altri governi del mondo siano in favore di una soluzione multilaterale.
A sue spese, Kofi Annan scoprirà durante il summit di Ginevra che le cose non stanno esattamente come se le era immaginate. La Cina non mostra nessun interesse verso la proposta (e si capirà dopo il motivo: sta costruendo il suo progetto di Internet separato: la nuova Great firewall); il Gruppo dei 77 è spaccato al suo interno, molti paesi non si rendono conto dell’importanza del problema e, all’ultimo, si scopre che perfino l’Unione Europea non è convinta della proposta di spostare la Governance di Internet dagli USA alle Nazioni Unite.
Il Summit di Ginevra si chiude quindi con un nulla di fatto ed un grande imbarazzo, rinviando l’intera questione di due anni, ad un Secondo WSIS, che si terrà a Tunisi nel novembre 2005, senza arrivare a nessuna conclusione. Unica decisione presa a Tunisi è quella di demandare l’intera questione a due gruppi di lavoro (IGF e WSIS follow up), che avrebbero dovuto presentare le loro conclusioni nel 2010 all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Verso un quadro di regole
Da allora ci sono stati tre rinvii (l’ultimo due anni fa), e adesso il loro rapporto finale è previsto per il 2024. Lo ha deciso il successore di Kofi Annan alle Nazioni Unite, il diplomatico coreano Ban Ki Moon, che non vuole fare dell’Internet Governance una sua priorità.
Lo spinoso dossier atterra cosi sul tavolo del Segretario Generale seguente, il portoghese Guterres, che ha seguito da vicino la vicenda dei primi due WSIS (arrivato a Ginevra per dirigere l’UNHCR subito prima del Summit di Tunisi e proprio poco prima che Annan lasciasse New York).
In questi quindici anni passati invano, le conseguenze dell’assenza di una Governance globale dell’Internet sono oramai sotto gli occhi di tutti e quindi è difficile proseguire nella politica dello struzzo adottata al Palazzo di Vetro. Guterres all’inizio del suo mandato, prova a lasciare da parte l’amaro calice.
Sotto mille pressioni decide di creare uno speciale High Level Panel per discutere della “Cooperazione nell’era digitale” (Digital Cooperation) e ne affida la direzione a Jack Ma (fondatore di Alibaba) ed a Melinda Gates (moglie del fondatore di Microsoft).
Questo gruppo di 20 personalità, dopo un anno di lavoro, produce un rapporto per il SG in cui -fra molte altre cose- ne suggerisce tre fondamentali ed urgenti (1).
- la prima è quella di creare un quadro di regole etiche globali per l’intelligenza artificiale che sta per arrivare
- la seconda è quella di creare un mondo digitale sicuro dove l’accesso ad Internet diventi un diritto di ogni cittadino del mondo;
- la terza (che è premessa indispensabile per le altre due) è quella di dar vita ad un sistema globale di governance dell’Internet, per evitare la minaccia di un internet frammentato.
Una volta ricevuto il rapporto, nel giugno 2019, Guterres prende atto che l’azione non è più rinviabile e dà incarico ad uno dei suoi collaboratori più fidati (il cileno Fabrizio Hochschild, che era con lui all’UNHCR) di mettere in piedi un processo che provi di nuovo a creare un sistema di regole comuni per il mondo digitale di domani.
Road Map per la Cooperazione digitale
Dopo diversi mesi di cogitazione, un arresto temporaneo dovuto alla crisi COVID19, e molte difficoltà interne ed esterne, finalmente l’11 giugno 2020 Guterres pubblica la sua “Road Map” (2) per la Cooperazione digitale.
L’annuncio è dato nel quadro delle iniziative che celebrano i 75 anni delle Nazioni Unite e viene presentata come una delle priorità del Segretario Generale (insieme alla lotta al cambiamento climatico) per ricostruire la credibilità e un nuovo ruolo per le istituzioni multilaterali, la cui legittimità è sempre più messa in discussione.
Diversi gruppi di lavoro sono aperti nel frattempo su ognuna delle proposte principali contenute nel rapporto (uno su come garantire l’accesso ad Internet a tutta la popolazione mondiale, uno sulla governance di Internet, uno sui “common digital goods” legato allo sviluppo sostenibile, e così via (3).
Ogni gruppo ha due co-leader. Uno di un paese sviluppato, l’altro di un paese in via di sviluppo, che animano un dibattito multi-stakeholder, aperto alla società civile, alle industrie ed alla comunità tecnica di Internet.
Le conclusioni di ognuno di questi processi separati saranno poi portate al SG delle Nazioni Unite che ne ricaverà delle proposte da sottoporre all’Assemblea Generale a New York.
Il piano originale era quello di portarle alla sessione autunnale (aperta il 16 settembre), ma i ritardi causati dal COVID, rischiano ora di far slittare questa data di qualche mese. Ma non più di tanto, in quanto è ferma intenzione di Guterres di concludere il 75esimo anniversario delle Nazioni Unite con un atto di rifondazione dell’intero sistema multilaterale globale, che avrà proprio la Governance di Internet fra i suoi assi portanti.
Per la lettura dei precedenti articoli clicca qui
Note al testo
- https://digitalcooperation.org/wp-content/uploads/2019/06/DigitalCooperation-report-web-FINAL-1.pdf
- https://www.un.org/en/content/digital-cooperation-roadmap/
- Ecco la lista completa delle priorità identificate dal SG delle Nazioni Unite: Per rispondere alla chiamata a connettersi, rispettare e proteggere il mondo online, la tabella di marcia orientata all’azione presenta le raccomandazioni del Segretario generale per un’azione concreta da parte di diverse parti interessate che migliorerebbe la cooperazione digitale globale nelle seguenti aree:
- Garantire a tutti la connessione internet entro il 2030: ogni cittadino del mondo deve avere accesso a internet in maniera sicura e abbordabile;
- Promuovere i beni comuni digitali per sbloccare l’accesso ad un mondo più equo: un internet open-source deve essere adottato e supportato da tutti
- Assicurare l’inclusione digitale a tutti, a partire dai più vulnerabili: i gruppi oggi discriminati debbono avere uguale accesso ad internet per poter accelerare il loro sviluppo
- Accrescere le capacità digitali di ciascuno: le abilità digitali e la relativa formazione sono necessari dappertutto nel mondo
- Assicurare la protezione dei diritti umani nell’era digitale: i diritti umani si applicano nel mondo online come in quello reale
- Supportare la cooperazione globale in materia di intelligenza artificiale, perché essa si sviluppi in modo affidabile, rispettoso dei diritti umani, sicura e sostenibile, e come veicolo per la pace;
- Promuovere la fiducia e la sicurezza digitali: lanciando un dialogo globale per far progredire il raggiungimento degli SDG (Sustainable development goals)
- Costruire una più efficace architettura della cooperazione digitale: fare della governance del digitale una priorità ed uno dei principali obiettivi delle Nazioni Unite