Il mercato

Data center: in Cina la domanda cresce del 30% l’anno e nel 2020 ricavi a 16 miliardi di dollari

di |

Nel 2023 il grande Paese asiatico diventerà il principale mercato al mondo di servizi cloud e già entro quest’anno si supereranno i 2.000 data center attivi. Verso un accesso maggiore anche da parte delle aziende USA.

In Cina tutto è più grande. Spesso si sente ribadito questo luogo comune, ma in effetti, sarà per le dimensioni geografiche e per l’incredibile numero di abitanti, o per la grandezza delle sue megalopoli e i numeri della sua economia, la Cina è di fatto un nuovo soggetto economico e politico su scala globale, e la conferma arriva anche dal comparto dell’Information technology (IT).

Secondo le stime riportate da data-ecnoomy.com, la domanda di data center in Cina cresce ad un ritmo annuo del 20%, cno punte del 30%. Sul territorio nazionale ci sono già 1.641 data center, in grado di servire una popolazione di riferimento di circa 1,4 miliardi di utenti.

Dati ufficiali del MIIT (Ministry of Industry and Information Technology of the Chinese government), invece, ci dicono che altri 437 sono in fase di attivazione e presto la capacità delle infrastrutture, potenzialmente, potrà arrivare a servire quasi 2,5 miliardi di utenti.

In più, il grande Paese asiatico ha dimostrato sinora una grande forza di attrazione di investimenti anche in questo settore: entro il 2020 saranno spesi circa 11 miliardi di dollari in data center, per un volume di ricavi che raggiungerà i 16 miliardi di dollari.
Diverse le aree in cui crescerà maggiormente la domanda di infrastrutture: Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen, regione occidentale, regione centrale e del Nord Est.

Sempre secondo dati ufficiali del MIIT, pubblicati di recente dal Financial Times, emerge che quasi il 50% dei data center presenti in città secondarie del Paese sono sottoutilizzati o addirittura non attivi. Un fatto che secondo il gruppo bancario di Singapore DBS, “dimostra un prepotente disallineamento geografico tra offerta e domanda in Cina”.

La conseguenza più ovvia sarà un incremento delle attività sul mercato M&A (merger & acquisition), fusioni e acquisizioni (anche straniere) di data center in alcune delle città più importanti da parte dei player leader, che andranno a caccia di strutture sottoutilizzate o ancora non terminate, da poter rilanciare sul mercato nazionale.

La domanda di servizi continua a crescere soprattutto nei grandi centri urbani come Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, principalmente cloud (+21,3% nel 2018), e non è facile trovare nuovi terreni dove far sorgere data center ex novo, motivo per cui si guarda con grande interesse al mercato M&A.

Attualmente, il più grande data center della Cina (e del mondo) si trova in Mongolia ed è di proprietà di China Telecom (un’infrastruttura da 3 miliardi di dollari), mentre i maggiori fornitori di servizi IaaS (Infrastructure as a Service) sono Alibaba, con il 47%, Aliyun, con il 41% del mercato, China Telecom, con il 9%, Tencent Cloud (7%) e Jinshan Cloud (6%).

L’intero mercato dei data center in Cina, comunque, è dominato dai giganti delle telecomunicazioni: il 32% da China Telecom, il 13% da China Unicom, il 7% da China Mobile e da 21 Vianet, il 3% da Dr Peng, quindi Sinnet (2%), GDS (2%), Wangsu (1%) e AtHub (1%).

Entro il 2023, infine, in base a stime IDC, la Cina da sola rappresenterà il 25% dell’intera spesa mondiale in infrastrutture cloud (pubbliche e private), divenendo allo stesso tempo il Paese che investirà di più al mondo in “private cloud”, superando gli Stati Uniti.

È di ieri la notizia, partita dalla Camera di Commercio degli Stati Uniti d’America, secondo cui, a seguito degli accordi commerciali in corso, gli USA avranno un accesso maggiore, rispetto a quanto stabilito in precedenza, al mercato cinese del cloud computing.

La Cina aveva in precedenza proposto di consentire alle società tecnologiche straniere di creare i propri data center in una delle sue zone definite di libero scambio (”Free Trade Zone”). La Camera di commercio USA, però, ha chiesto che i fornitori di servizi cloud statunitensi in Cina rimangano possessori delle licenze e mantengano il controllo sulla gestione delle proprie attività, e che i dati possano circolare liberamente attraverso i confini nazionali.
Negli ultimi anni, infatti, l’attività di giganti globali del settore come Amazon, Apple e Microsoft erano state fortemente limitate in Cina, con nuovi tavoli dedicati anche al mercato dei servizi e delle infrastrutture cloud.
Proprio in settimana si terrà a Washington un nuovo giro di negoziati commerciali tra USA e Cina.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz