Recentemente, alcune società italiane, come Chupamobile e Stamplay, hanno raccolto i fondi necessari alla propria crescita su piattaforme di equity crowdfunding in UK. Perché non in Italia? Di certo, il mercato finanziario inglese è più maturo di quello italiano e le forme alternative di investimento sono più consolidate. Gli investitori, anche piccoli, hanno più dimestichezza con questo tipo di investimento a rischio e, probabilmente, i dispositivi regolamentari non sono restrittivi quanto quello italiano.
Ne abbiamo parlato con Federico Fiorentini, General Manager di BRD Consulting, società di consulenza specializzata nel supporto alle reti di franchising, che include anche il fund raising attraverso equity crowdfunding, con un’attenzione particolare alle piattaforme UK.
Crowd4Fund è una rubrica in collaborazione con Crowdfunding Buzz e a cura di Fabio Allegreni. Novità e approfondimenti sul Crowdfunding nelle sue diverse forme. Il focus principale è sull’Italia, senza dimenticare i trend internazionali più significativi. Clicca qui per leggere tutti i contributi.
Fabio Allegreni. Per quali ragioni ritiene che possa valere la pena di lanciare una campagna di equity crowdfunding in Uk invece che in Italia, quali sono i vantaggi?
Federico Fiorentini. Il crowdfunding in UK è decisamente più sviluppato che in Italia e, quindi, c’è un numero elevato di investitori che sono già adusi a questa forma di investimento. C’è anche un altro fattore da tener presente. In UK il valore dell’imprenditoria, e cioè la capacità di generare profitti dal capitale investito, è ben riconosciuto a tutti i livelli, sia dagli investitori che dai consumatori che dall’intero eco-sistema (investitori istituzionali, governo ecc…). Ne consegue che, rispetto all’Italia, anche i micro investitori, il “crowd”, hanno una maggiore sensibilità nel valutare e apprezzare iniziative rischiose ma ad alto potenziale.
Infine, bisogna anche ricordare, che al contrario dell’Italia, l’accesso al crowdfunding non è limitato alle startup innovative, ma a qualsiasi tipo di iniziativa come, per esempio, ristoranti, birrifici, prodotti alimentari, abbigliamento eccetera.
Fabio Allegreni. Quali sono le condizioni che rendono attraente un’iniziativa per l’investitore UK?
Federico Fiorentini. L’iniziativa deve essere ben curata e pianificata, e deve presentare in modo chiaro i milestones e il piano finanziario, in particolare il cash flow mensile. E’ inoltre imperativo che il piano finanziario sia coerente con le azioni progettate nel business e che questo legame sia accuratamente e chiaramente espresso in modo da dare sufficienti rassicurazioni all’investitore sulle capacità del team di implementare quanto pianificato e di condurlo a termine.
Fabio Allegreni. Anche gli Italiani posso investire in una campagna presenta ta da una piattaforma UK?
Federico Fiorentini. Sì certo. La possibilità di investire su piattaforme UK è aperta a tutti i residenti UE. Le modalità di impegno dei fondi variano però a seconda della piattaforma.
Fabio Allegreni. Quali sono i principali adempimenti burocratici per aprire una campagna in UK?
Federico Fiorentini. Anzitutto la società deve essere registrata e avere una sede legale nel Regno Unito, ma può operare ovunque in Europa. E’ necessario inoltre aprire un conto corrente ed è opportuno fare domanda per essere ammessi ai programmi di agevolazione fiscale EIS (Enterprise Investment Scheme) e SEIS (Seed Enterpirse Investment Scheme). Essi consentono agli investitori rispettivamente di dedurre il 30% degli investimenti fino a £1 milione e il 50% fino a £100k (ma per un target massimo di raccolta di £150k). In quest’ultimo caso, inoltre, l’eventuale capital gain è in totale esenzione fiscale, mentre nel caso EIS lo è solo se si detengono le azioni per almeno tre anni.
Fabio Allegreni. Quali sono i criteri di selezione utilizzati dalle piattaforme?
Federico Fiorentini. Nel dettaglio, ovviamente, ci sono differenze tra piattaforma e piattaforma, ma, in generale, il criterio di fondo è che il gestore, guadagnando sul successo dell’offerta, tende a selezionare iniziative che reputa attraenti per un ampio numero di potenziali investitori. Oltre quindi ai “fondamentali” – idea, mercato di riferimento, team e business plan – sono estremamente importanti la valutazione pre-money, che deriva dal rapporto tra target di raccolta e quota di capitale offerta, la capacità dell’iniziativa di sollecitare entusiasmo (soprattutto per i piccoli investitori) e la definizione puntuale e credibile delle opportunità e dei tempi di exit. In questo caso, per esempio, paga di più dimostrare attraverso il business plan che entro due anni sarà possibile fare un round A o un IPO per finanziare un’ulteriore crescita, piuttosto che dichiarare genericamente che l’iniziativa potrà essere acquisita da Google.
Fabio Allegreni. Per raggiungere l’obiettivo basta lasciar fare alla piattaforma o è opportuno darsi dare da fare “in proprio”?
Federico Fiorentini. Sebbenel’humus degli investitori UK sia molto fertile, lasciar fare solo alla piattaforma è un rischio molto elevato. In realtà la cosa migliore è sempre partire con una copertura di almeno il 20-30% dell’obiettivo con investitori coinvolti direttamente e poi, comunque, continuare a promuovere in proprio la campagna, anche, anzi soprattutto, presso il proprio network di potenziali investitori italiani. Dopotutto è meglio che la campagna vada in overfunding piuttosto che rischiare di non raggiungere il target.
Fabio Allegreni. Cosa succede quando il target viene raggiunto?
Federico Fiorentini. La procedura varia effettivamente a seconda della piattaforma. Nel caso, per esempio, di Crowdcube viene inviata una email a tutti coloro che hanno impegnato fondi che dà 7 giorni di tempo di per rinunciare al conferimento, trascorsi quali i fondi vengono trasferiti. Nel frattempo viene modificato lo statuto, che deve poi essere visionato da tutti i sottoscrittori, e, alla fine del processo, è la piattaforma stessa che emette il certificato azionario per conto della società e lo invia ai neo azionisti.
Nel caso di Seedrs, invece, è la piattaforma stessa che, autorizzata dalla FCA (la Consob inglese), raccoglie i fondi e diventa azionista della società, ma per conto dei singoli investitori.