Arrivati alla quarta settimana di lockdown totale, in Italia si cominciano a fare i conti anche con l’effetto economico dell’epidemia di coronavirus. Il mercato dell’automobile praticamente si è fermato, raggiungendo uno stato di morte apparente.
L’industria
Il paziente non è morto clinicamente, ma poco ci manca. Secondo i nuovi dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel mese di marzo 2020 le immatricolazioni di nuove automobili sono piombate a poco più di 28 mila unità, rispetto alle 194 mila del marzo 2019.
Le vendite di nuove automobili, praticamente, sono crollate a picco, registrando il record storico negativo di -85%. Qualcosa di mai visto prima, che rischia di lasciare segni indelebili in un’industria che da sola vale il 10% del PIL italiano.
Un settore che certamente andava riorganizzato, rivisto, attualizzato rispetto alle nuove urgenze legate all’inquinamento, il surriscaldamento globale e l’innovazione tecnologica, ma con una governance della transizione e un programma che ne scandisse i tempi e le modalità. Ora tutto questo è messo in dubbio.
Il mercato dell’automobile non godeva di buona salute e infatti è circa un anno che, mese dopo mese, registrava negativi nelle nuove immatricolazioni, ma almeno c’erano le auto elettriche ed ibride, le auto ecologiche ad alimentazione alternativa (gas, metano e in prospettiva idrogeno).
Mercato auto elettriche
I nuovi dati di marzo 2020 sono chiari: le auto elettriche 100% batteria hanno perso un -63% rispetto al mese precedente. Un vero e proprio collasso. Dopo mesi di record assoluti di vendite di nuovi veicoli anche a tre cifre, si precipita di colpo, passando da 2.500 unità di febbraio (che segnò un +900% su base annua) alle 926 di marzo scorso.
Ancora peggio, se possibile, è andata alle auto elettriche ibride, che a marzo hanno registrato 3.966 immatricolazioni, contro le 18.000 di febbraio 2020, anche qui, un tracollo del -78%.
Andando di questo passo, ha spiegato in un commento ai dati Michele Crisci, Presidente UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, si rischia il collasso di un mercato che genera un gettito fiscale da 80 miliardi di euro e che, tra produzione, distribuzione e assistenza, conta 160 mila occupati.
Di cui, il 15-20% sono a rischio disoccupazione in tempi brevi, se non si mettono in campo misure concrete di sostegno al settore. Parliamo di circa 30 mila persone che potrebbero perdere il lavoro.
Le proposte
“Per ridare vita al settore, quando l’emergenza sarà finita, serviranno circa tre miliardi di euro in 18-24 mesi per ripartire“, ha spiegato Cresci all’Ansa.
Tra le proposte al Governo avanzate dal settore: “ampliamento della disponibilità dell’ecobonus con l’introduzione di una terza fascia (61-95 g/km CO2) e il riallineamento agli standard Ue per i veicoli aziendali, con possibilità di ammortizzare e detrarre il 100% della spesa fino a 50mila euro”, ha suggerito Cresci sempre sull’Ansa.
Dello tesso avviso è stato ieri Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA: “Fin da ora, bisogna fare i conti con le enormi preoccupazioni dei consumatori sull’impatto occupazionale della crisi e ricordiamo che la sola filiera produttiva automotive conta, in Italia, oltre 270.000 addetti”.
Tra i provvedimenti utili ad innescare la ripresa del mercato, una volta usciti dall’emergenza covid-19, secondo il Presidente dell’Associazione nazionale filiera industria automobilistica c’è “il rafforzamento del bonus esistente per le vetture elettrificate fino a 60 g/km di CO2, con maggiori risorse destinate”, e “l’inclusione di un’ulteriore fascia incentivabile per vetture ad alimentazione alternativa fino a 95 g/km di CO2, così da rivolgerlo ad un pubblico più vasto, rendendolo strumento idoneo a risollevare la domanda già nei prossimi mesi”.