Nuove competenze per nuovi lavori, uno slogan sempre buono e allo stesso tempo anche un invito a seguire più da vicino i processi di trasformazione digitale che sono in atto nel mondo delle imprese e del lavoro.
A tal proposito, il Governo italiano ha creato il Fondo nuove competenze da 230 milioni di euro, costituito presso l’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal).
Il Fondo per le competenze
La norma che istituisce il Fondo è molto chiara nei suoi obiettivi e, se declinata efficacemente con il decreto attuativo con il quale saranno individuati criteri e modalità di applicazione della misura, potrebbe segnare l’inizio di una svolta riguardo le politiche attive del lavoro.
L’art.88 del decreto Rilancio prevede, infatti, che “al fine di consentire la graduale ripresa dell’attività dopo l’emergenza epidemiologica per l’anno 2020 i contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori possono realizzare specifiche intese di rimodulazione dell’orario di lavoro”.
Intese, a partire da “mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa“, con le quali “parte dell’orario di lavoro viene finalizzato a percorsi formativi”.
È un passo ulteriore verso gli obiettivi dell’Unione europea per promuovere tra gli Stati membri una cultura del lavoro e dell’imprese orientata verso le trasformazioni in chiave digitale del mercato stesso, indotte dall’innovazione tecnologica.
Il mercato del lavoro che cambia
Un traguardo raggiungibile attraverso la realizzazione di processi di formazione innovativi che aiutino i lavoratori a sviluppare skills tecniche, digitali e soft, quelle leve oggi davvero essenziali per permettere alle imprese di adattarsi ai nuovi scenari che la crisi ha delineato.
In una ricerca del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere – Anpal, relativa alle “Previsioni dei fabbisogni professionali in Italia a medio termine (2019 – 2023)“, si registra che per far fronte alle esigenze di sviluppo produttivo e un consistente turnover generazionale, nei prossimi 5 anni, ci sarà una maggiore richiesta di occupati nel comparto dell’industria manifatturiera e dei servizi alle imprese, pari rispettivamente a oltre 330 mila e 600 mila unità.
Nuove competenze per nuovi lavori, quindi, soprattutto legate alle trasformazioni tecnologiche in atto, allo sviluppo dell’automazione, della robotica, delle software technologies, dell’intelligenza artificiale, dei big data e dell’industria 4.0 nel suo complesso.