Protesta

Cinema e teatri, riapertura rimandata. Scatta la protesta

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Riaprire cinema e teatri, subito: il Cdm rimanda la decisione, questa sera un’azione simbolica per la rigenerazione post-pandemica, manifestazione davanti ai locali.

L’aspettativa era molto alta, ma è stata proprio delusa: dalla riunione del Consiglio dei Ministri apertasi questa mattina alle 9:30 e chiusasi alle 12, non è emersa una decisione attesa dall’intera comunità culturale nazionale, ovvero la riapertura di cinematografi e teatri e sale di spettacolo.

Eppure lo stesso titolare del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini aveva lasciato intendere che avrebbe posto la questione in modo deciso nel Consiglio dei Ministri, proprio questa mattina: in un’intervista rilasciata a Paolo Conti del “Corriere della Sera” di oggi (richiamata in prima pagina), ha sostenuto che “non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, a oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”. Il Ministro sostiene che “è una assoluta priorità”. Riconosce quel che il buon senso dimostra: “in questi mesi, abbiamo capito che i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina: ristoranti, bar, case private”. Ovvio, naturale, banale. “Nei teatri e nei cinema, già nella riapertura estiva, c’erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti: mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, sanificazione dei locali”.

Ed allora, caro Ministro, perché non è riuscito ad imporre questo buon senso ai suoi colleghi di Governo, nel corso degli ultimi mesi?

Franceschini spiega “ho chiesto al Comitato Tecnico-Scientifico un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie e che mi consegneranno domani (oggi, per chi legge, n.d.r.)”.

Il Ministro ipotizza anche alcune specifiche misure tecniche: “potrebbero essere i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2. Mi confronterò poi collegialmente col governo, perché non sono certo io a decidere da solo, e col Cts per individuare tempi e modalità”. E conclude: “le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia. Come è stata fatta un’eccezione per le librerie, inserite tra i primi servizi a riaprire per una evidente ragione culturale, spero si possa fare lo stesso ragionamento per i luoghi dello spettacolo”.

Il Ministro ha ragione, ma – di grazia – è lui a sedere in Consiglio dei Ministri. Dopo la conclusione della riunione, nessuna comunicazione in materia.

Silenzio stampa. Decisione forse semplicemente rimandata a mercoledì 24 o a venerdì 26 febbraio?!

In mattinata, il Partito Democratico ha sostenuto la tesi che “la riflessione del ministro della cultura Franceschini sulla riapertura di cinema e teatri può essere colta da tutti gli schieramenti. Deve essere uno sforzo corale che ci può portare ad avere luoghi indispensabili per la nostra quotidianità aperti ed in condizioni di massima sicurezza”, hanno dichiarato i senatori Pd Valeria Fedeli, Tommaso Nannicini, Gianni Pittella, Dario Stefano, Valeria Valente, Francesco Verducci.

Favorevole anche il Presidente della Regione Toscana: “il Ministro Franceschini ha ragione, anche perché naturalmente sta tutto nel come riaprire, se noi creiamo dei grandi distanziamenti, e quindi delle condizioni di sicurezza” ha dichiarato Eugenio Giani, intervenendo a “Studio24” su RaiNews24, precisando che “con dei dispositivi e delle misure adeguate il cinema ed il teatro sono luoghi, dove si sta fermi e a distanza, possono essere inseriti come i musei e le mostre”.

Una nota stampa dei deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura rivendica addirittura la tesi con orgoglio: “si torna a parlare di riaprire i luoghi della cultura: finalmente. I nostri appelli delle settimane scorse sono serviti, ci auguriamo, a far emergere con più forza il grido di dolore che arriva dal mondo culturale, e a stimolare nuovi interventi nel governo. Le parole del ministro Franceschini ci fanno molto piacere – proseguono – è decisamente ora di valutare le possibili misure di sicurezza e nuove modalità di apertura di teatri, cinema e musei, anche durante il fine settimana. D’altra parte, continua a non avere alcun senso consentire che si creino file davanti ai negozi e non autorizzare, al contrario, ingressi contingentati per una mostra”.

Anche Italia Viva plaude: “se il Ministro Dario Franceschini chiama per riprendere le attività di cinema e teatri, Italia Viva risponde sì, e rilancia per riaprire tutti i luoghi di cultura e di sport come piscine e palestre, mettendo in campo tutte le misure possibili per limitare il diffondersi del Coronavirus. Riaprire senza se e senza ma, grazie all’adozione di un protocollo che permetta di riaprire e programmare in fascia gialla e arancione e che incentivi detrazioni fiscali. La petizione per la riapertura lanciata dal nostro movimento ha raccolto già migliaia di firme. Italia Viva c’è, ripartiamo in sicurezza, riapriamo subito!”.

Il Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Culturale, il deputato Federico Mollicone… rivendica: “meglio tardi che mai. Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica a chiedere la riapertura dei teatri e dei luoghi della cultura e il mantenimento dei ristori”.

Risultato, dopo queste “unanimi” prese di posizione odierne del Pd, M5S, Iv, Fdi (soltanto Fi, Lega e Leu non si sono manifestati in mattinata) non a caso rese pubbliche durante il Cdm di questa mattina?!

Un buco nell’acqua

A Cdm concluso, si registra anche la presa di posizione di Forza Italia, nelle parole del Responsabile Cultura, il senatore Andrea Cangini: “aprire al più presto, ovviamente applicando i dovuti protocolli di sicurezza, cinema e teatri. L’iniziativa del ministro Dario Franceschini dev’essere sostenuta da tutti i partiti che compongono la maggioranza per almeno tre buone ragioni: tutelare l’occupazione di oltre 140mila lavoratori, di cui solo un terzo è stato ‘ristorato’; scongiurare il rischio che il pubblico si disaffezioni allo spettacolo dal vivo e perda il senso del valore di un film visto in sala piuttosto che su un iPad; curare l’anima e lo spirito degli italiani, avviliti da un anno di vita innaturale”. Il parlamentare sente di dover fare suo lo slogan di una lodevole iniziativa che si svolgerà questa sera, “facciamo luce sul teatro” e riapriamo le sale cinematografiche.

Tutti d’accordo, insomma, o quasi, ma… buco nell’acqua.

Dal “cappello magico” di Palazzo Chigi, è giunta semplicemente la notizia della decisione che viene prorogata dal 25 febbraio (scadenza prevista) al 27 marzo lo stop agli spostamenti tra le Regioni.

Un altro mese di “lockdown” parziale, quindi, e soggetto alle simpatiche variazioni cromatiche della Cabina di Regia e del Comitato Tecnico Scientifico: non cambia nulla rispetto all’erratica gestione della pandemia del Conte 2°, allora?!

Il nuovo Decreto legge “Covid” approvato dal Governo conferma le limitazioni nelle zone “gialle” e “arancioni” comprese quelle di orari e numero di persone per gli spostamenti per le “visite private” (sic). Proprio per quel che riguarda gli spostamenti verso le abitazioni private, però, il nuovo “Dl Covid” non li consente nelle zone “rosse”…

Resta invece possibile, nelle zone “gialle” e “arancioni”, solo una volta al giorno, la possibilità per massimo 2 persone (sic!) di spostarsi in altre abitazioni portando con sé i figli minori di 14 anni.

Grande delusione, per ora nessun “new deal”

Insomma, per chi aspettava un segnale di “new deal” dal nuovo Esecutivo, ovvero una linea meno rigorista, grande delusione. Ha prevalso prudenza. Ha prevalso continuità.

E nessuna notizia nemmeno dell’attesa nomina dei 40 Sottosegretari, senza la quale il Governo non entra di fatto nella sua piena operatività.

E se il Vice Presidente di Forza Italia Antonio Tajani ha dichiarato oggi “abbiamo presentato una lista di nomi di alto profilo, ma la nomina non dipende da noi”, il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato, a metà mattinata, “il governo ancora non è completo, serve ancora qualche giorno”.

Quindi, la nomina del “sottogoverno” slitta a metà o fine settimana, ed anche questo non è un bel segnale, per un auspicato nuovo corso.

Basti pensare che, ad oggi, in Gazzetta Ufficiale esiste ancora un Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Mibact), e che nessun portafoglio risulta affidato al Ministro “senza portafoglio” che recita nel “naming” per “il coordinamento di iniziative nel settore del turismo” (affidato al deputato leghista Massimo Garavaglia). Questo è quel che è stato pubblicato nella G. U. di lunedì 15 febbraio, come da decisione firmata Draghi sabato 13 febbraio. L’annunciato “Ministero per/della Cultura” deve quindi ancora nascere, così come il “Ministero del/per il Turismo”… Nessuna traccia di ciò nel comunicato stampa dell’odierno Consiglio dei Ministri n° 2 dell’Esecutivo Conte.

Il mondo dello spettacolo e della cultura si mobilita (finalmente): questa sera, “teatri aperti” dalle 19:30 alle 21:30, “prima che una intera comunità si ammali di tristezza”

Intanto, finalmente, il mondo dello spettacolo… si s/muove: scende in piazza, insomma, ed era ora!

L’Unita – Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo ha promosso per questa sera (lunedì 22), dalle 19:30 alle 21:30, una manifestazione nazionale di protesta, chiedendo agli impresari di tenere aperte le saracinesche dei propri edifici e locali, ovviamente nel rispetto delle normative anti Covid-19.

Si chiede al nuovo Governo ed a tutta la cittadinanza che si torni immediatamente a parlare di teatro e di spettacolo dal vivo, che lo si torni a nominare nei discorsi della politica, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti quanto prima ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi.

L’iniziativa avviene ad un anno di distanza dal primo provvedimento governativo che, come prima misura di contrasto al Coronavirus, intimava la chiusura immediata dei teatri nelle principali regioni del Nord, estendendo rapidamente il provvedimento a tutto il territorio nazionale nel giro di pochi giorni.

L’associazione “Unita” è presieduta da Vittoria Puccini e che raccoglie oltre 100 nomi tra i più noti interpreti italiani, da Stefano Accorsi e Corrado Guzzanti, da Jasmine Trinca a Alba Rohrwacher. Unita chiede a tutti gli artisti, a tutte le maestranze e al pubblico delle città di organizzare, ovunque possibile, in tutta Italia – rispettando, come hanno sempre dimostrato di saper fare, ogni misura di sicurezza – una sorta di “presidio dei teatri nella serata del 22 febbraio, perché questi luoghi tornino simbolicamente ad essere ciò che da 2mila e 500 anni sono sempre stati: piazze aperte sulla città, motori psichici della vita di una comunità”.

Tra le tante iniziative, merita essere segnalata quella del Teatro Vascello di Roma, che proporrà una recita eccezionale del grande Gabriele Lavia, per il pubblico presente “all’esterno” (sic!) del teatro. Scrive la direzione del Teatro Vascello, nell’aderire all’iniziativa di Unita: “proteggere e liberare le città dai danni provocati da un’epidemia – intimava Sofocle nel suo immortale ‘Edipo’ – significa innanzitutto conoscere sé stessi, prima che un’intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro”. Sul sito di Unita, è possibile conoscere l’elenco dei teatri che aderiscono alla manifestazione di mobilitazione.

Si s/muovono anche i sindacati e gli assessori alla cultura delle principali città

Si muovono – anch’essi tardivamente… – anche i sindacati tradizionali: “ad un anno dal primo Dpcm che decretava la chiusura di cinema e teatri, torniamo in piazza chiedendo che si ricominci a fare spettacolo lavorando in sicurezza”, così – in una nota – sostiene Fabrizio Micarelli, Segretario regionale Slc Cgil, annuncia un altro “presidio”, domani martedì 23, delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, indetto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che si terrà domani, a partire dalle ore 10, davanti al Teatro dell’Opera di Roma e a cui parteciperanno il Segretario Generale della Cgil Maurizio Landini, il Segretario Generale della Cgil regionale Michele Azzola, oltre alle segretarie nazionali e territoriali di Slc Cgil.

Venerdì 19, dopo un anno di confronto e collaborazione sui temi legati alla pandemia, gli assessori alla cultura di Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Palermo, Torino e Venezia hanno tenuto una conferenza stampa online per presentare le loro proposte a sostegno degli “ecosistemi culturali urbani”, resi fragili da un anno di emergenza sanitaria e dall’incertezza che ancora governa la loro attività.

Consapevoli da subito dei danni che la situazione pandemica avrebbe provocato nel sistema socio-culturale del Paese, gli assessori Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), e l’ex assessore Luca Bergamo (Roma), riuniti in un coordinamento, hanno interloquito nei mesi scorsi sia con il Ministero che con Anci, ma anche la loro voce rispetto all’esigenza di “riaprire” tutti i luoghi della cultura non è stata ascoltata dallo Stato centrale.

Nell’incontro di venerdì, hanno presentato alcune proposte, tra le quali “la garanzia dell’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico: questo eviterebbe la reversibilità delle aperture, a meno di situazioni particolarmente gravi, garantirebbe la continuità del presidio culturale sul territorio, assicurerebbe il lavoro e fiducia, darebbe sostanza al diritto inalienabile alla cultura e fornirebbe ai cittadini alternative controllate e sicure invece di obbligarli a una socialità compressa in pochi, e poco controllati, luoghi pubblici o privati”. Tesi di buon senso, semplicemente: “l’esperienza delle città, la serietà con cui teatri, musei e luoghi di cultura hanno mostrato di saper gestire i periodi di apertura, l’elasticità del servizio, la disponibilità ad adattarsi ai vincoli che di volta in volta si rendono necessari, rendono questo obiettivo realisticamente possibile”. Tra le richieste anche “la garanzia dell’apertura degli istituti museali e dei luoghi di cultura anche nei weekend, nel rispetto di ogni norma prevista ad oggi per il contenimento del rischio sanitario e in attesa dell’auspicato protocollo unico”.

Sabato 27 febbraio, un’altra mobilitazione dei live club: “L’Ultimo Concerto?”

Manifestazione di mobilitazione anche per sabato prossimo 27 febbraio, con l’iniziativa “L’Ultimo Concerto?”, promossa KeepOn Live (associazione di categoria Live Club e Festival Italiani), Arci e Assomusica, con la collaborazione di Live Dma. Secondo i promotori, è il 27 febbraio il giorno-simbolo: una data significativa perché dodici mesi fa si procedeva alle prime chiusure dovute alla situazione di emergenza sanitaria. A distanza di un anno, i palchi che hanno fatto la storia della musica dal vivo in Italia tornano a illuminarsi contemporaneamente nella stessa serata”.

Gli eventi proposti saranno trasmessi in streaming gratuito, alle ore 21, sul sito www.ultimoconcerto.it e vedranno “la partecipazione di band e artisti del panorama musicale italiano, molti di loro già annunciati, altri che, a sorpresa, si sveleranno solo in occasione dell’appuntamento del prossimo sabato”. Si tratta di centinaia di artisti che hanno aderito per dimostrare la loro massima solidarietà verso questi spazi che spesso sono stati l’anello di congiunzione tra le prime esperienze dal vivo e i grandi tour nei palazzetti, portandoli in un contatto intimo e diretto con i propri fan. Si tratta di una campagna partita il 28 gennaio, giorno in cui tutti i locali coinvolti hanno pubblicato le immagini delle proprie facciate, sovrastate da un punto interrogativo: l’obiettivo primario è quello di porre l’attenzione sull’assoluta incertezza in cui versano attualmente anche queste realtà. 

Scrivono i promotori (e come non condividere?!): “la musica dal vivo è uno degli elementi fondamentali per la crescita degli artisti e del mondo della musica. Non solo. L’ascolto della musica, la partecipazione agli eventi live, l’incontro con suoni di ogni tipo, sono fondamentali per la crescita culturale delle persone e sostengono processi di coesione sociale”. 

Secondo i dati dell’Osservatorio dello Spettacolo della Siae relativi al 2020 (vedi “Key4biz” di giovedì 18 febbraio, “Spesa culturale disastrata dal Covid, in Italia -82% nel 2020”), nell’ambito delle attività di spettacolo, i concerti e le manifestazioni musicali dal vivo rappresentano il primo settore in assoluto con volume d’affari pari quasi a 1 miliardo; il secondo settore (dopo il cinema) per numero di spettacoli (385mila) e numero di ingressi e presenze (53 milioni) fra spettacoli di musica leggera, i cosiddetti “concertini” e gli spettacoli all’aperto. 

Sostiene Federico Rasetti, Direttore di KeepOn Live: “le perdite per il settore dei live club – come emerge dagli ultimi dati Siae – sfiorano il 100 per cento tra fatturato e ricavi; solo il 30 per cento delle sale si dice fiducioso di riaprire se questa situazione perdurasse per tutto il 2021, quindi rischiamo di perdere il 70 per cento dei luoghi. Si tratta di milioni di persone che non andranno ai concerti, non solo i grossi eventi ma anche quelli nelle sale più piccole, di  periferia, che spesso vanno a colmare sacche di povertà sociale”.

I “live club” sono spazi dove si respira arte, cultura e conoscenza, attraverso esposizioni di arti visive, cineforum, laboratori creativi, convegni, corsi e incontri di approfondimento. Sono luoghi multifunzionali e multidisciplinari, di promozione culturale e del proprio territorio. Si tratta di “spazi” che, fino a oggi, non hanno visto adeguatamente riconosciuto la propria funzione, e che vorrebbero essere equiparati ai cinematografi ed ai teatri, come accade in molti Paesi all’estero.

Perché Mario Draghi non ha deciso oggi, sulle riaperture?! Agis prospetta una data, il 6 aprile, ma è troppo tardi

Conclusivamente, si assiste ad una strana dinamica: se il Ministro Dario Franceschini è convinto della necessità di ri-aprire teatri e cinematografici e luoghi dello spettacolo, perché questa mattina non è riuscito ad imporre la sua tesi ai colleghi del Consiglio di Ministri, e, soprattutto, perché non ha convinto il Premier Mario Draghi?!

Alcune associazioni – come Agis, Federvivo, Anec – avrebbero anche “calendarizzato” una data teorica per la riapertura, 6 aprile 2021, ovvero dopo Pasqua: “mi pare che dopo Pasqua sia un periodo sufficientemente lontano perché, da una parte il vaccino e dall’altra le condizioni climatiche più favorevoli, possano contenere la diffusione del virus” – ha sostenuto su “La StampaFilippo Fonsatti, Presidente di Federvivo, Vice Presidente di Agis e Direttore dello Stabile di Torino – quindi, convenzionalmente, anche se non ce lo ha detto nessuno, noi ci stiamo sintonizzando su un’ipotesi di ripresa a partire dal 6 aprile”.

Perché attendere quella data, se la logica ed il buon senso consentono di fruire da subito di cinema e di teatri in sicurezza?! Semmai si adottino protocolli più rigidi, se proprio necessario, e come ha ipotizzato lo stesso Ministro Dario Franceschini, ma… bando alle ciance, si riapra subito!

Ha sostenuto giustamente l’attore e regista Massimo Populizio, sulle colonne de “il Fatto Quotidiano” di ieri: “non solo di noi artisti: si sono dimenticati del pubblico pensante”.

Va osservato peraltro che, quando il Governo vuole, alcune decisioni, anche “in contraddizione interna”, le assume: è avvenuto nel pomeriggio di sabato scorso, allorquando ha deciso di porre il veto ad un emendamento (sostenuto da quasi tutti i partiti della maggioranza) al cosiddetto “Milleproroghe” che richiedeva una modificazione significativa del “blocco degli sfratti” previsto fino al 30 giugno 2021. Il Ministro per i Rapporti del Parlamento Federico D’Incà (M5S) pur di fronte ad una maggioranza parlamentare che chiedeva le modifiche, ha rimandato la decisione, parrebbe d’intesa con la Ministra per la Giustizia Marta Cartabia.

C’è da temere che il Governo espresso da questa inedita “grande maggioranza” si ritrovi presto costretto a processi decisionali estremamente lenti, a causa delle divergenze ideologiche su molte questioni essenziali: però, sulla riapertura di cinema e teatri, si registra unanime consenso.

Cosa aspetta, allora, il Presidente del Consiglio Mario Draghi?!

Ci auguriamo che il Premier voglia affrancarsi da una ormai insopportabile dipendenza “servile” nei confronti degli “scienziati” che – tra Cabina di Regia e Comitato Tecnico Scientifico – hanno spesso commesso, nel corso di un anno, errori marchiani, di valutazione e di previsione: la decisione è politica, e sia la Politica ad assumersela.

Si ha peraltro notizia che il Premier voglia ridurre la composizione pletorica del Cts, e che ritenga che il Comitato debba dotarsi di un Portavoce soltanto, per evitare che continui la sgradevole infinita polifonia di esperti e scienziati e pseudo-tali… Ben venga la riduzione della terribile infodemia che ci martella l’anima da un anno.

Attendiamo fiduciosi.

Che la Politica riassuma il ruolo che le è proprio, in una democrazia sana: si assuma le proprie responsabilità, nel bene e nel male, nella prudenza e nel rischio.

Rapidamente e tempestivamente.

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