Il CDTI di Roma e l’Inforav hanno avviato un ciclo di incontri rivolti a condividere, tra i propri Associati, informazioni e riflessioni sulle tecnologie in Italia.
Il 21 febbraio scorso si è tenuto il primo incontro con L’On. Enza Bruno Bossio, di cui abbiamo già riferito venerdì scorso.
Di seguito viene fornita una sintesi di alcune delle domande rivolte all’Ospite da alcuni Soci e simpatizzanti del CDTI:
Fabrizio Giacomelli, considerando la grande rilevanza della ricerca per il Paese e per le imprese, ha chiesto cosa CDTI e imprenditori possano fare per aiutare la politica a rafforzare e prorogare oltre il 2020 l’importante legge sul credito di imposta per ricerca e sviluppo.
Alfonso Molina, più che una domanda ha sollecitato la creazione di un approccio di “sistema”, capace di svolgere un ruolo più attivo a livello europeo per sostenere con maggior forza le candidature di progetti di innovazione di enti di ricerca e di imprese italiane.
Gianni Orlandi, premesse le assolute valenze assicurate da banda larga, intelligenza artificiale, 5G e e-health, ha tenuto ad evidenziare una serie di preoccupazioni: circa i possibili esuberi di personale TIM derivanti dall’ eventuale condivisione con Open Fiber di un’unica rete; circa il rischio di esagerazioni sulle potenzialità attuali dell’intelligenza artificiale; circa, i possibili problemi legati con il 5G alla installazione delle numerose antenne nelle microcellule e circa i gravi ritardi italiani sull’e-health.
Enrico Luciani ha chiesto se il governo prenderà finalmente atto delle osservazione di Bruxelles sulla legge degli appalti e adeguerà il codice (limite del 30%, subappalto di subappalto, impossibilità di subappaltare se perdi la gara cui hai partecipato…..).
Gilberto Avenali ha ricordato poi all’onorevole come le PMI soffrano questo codice degli appalti, citando, quale esempio, l’azienda che per un ritardo di alcuni giorni nello svolgere una procedura amministrativa presso il Centro per l’Impiego ha pagato, come sanzione, 40 Euro al giorno per ciascun giorno di ritardo, venendo contemporaneamente esclusa dalla Consip da una gara di 5 milioni di Euro, con una contraddizione clamorosa tra la modesta sanzione giuslavoristica da un lato e quella sancita dal codice degli appalti dall’altro. Fatti simili non capitano alle grandi multinazionali, ma solo alle PMI, le quali ne vengono conseguentemente danneggiate. Ha sostenuto infine che è stata una scelta politica l’aver indirizzato Consip verso gare enormi, “grandi contenitori” (SPC; SGI; AQ applicativi, AQ sistemistico, etc..), riservate a poche grandissime aziende, testimonianza evidente di una domanda pubblica dannosa per le PMI.
La professoressa Elisabetta Zuanelli ha chiesto se sulla base delle constatazioni ripetute da più fonti della sottoacculturazione digitale della classe politica responsabile negli ambiti parlamentari specifici di norme nazionali ed europee; del management pubblico, in particolare, in considerazione dell’assenza di politiche centrali di alta formazione manageriale per la trasformazione digitale in atto, nei recenti governi (con la chiusura dal 2014 delle scuole di formazione delle diverse amministrazioni e la SSPA trasformata in SNA); considerato che le proposte di gara delle amministrazioni e i relativi capitolati vengono da queste redatte con un tasso di visione digitale corrispondente alla competenza e inoltrate così a CONSIP, quale si una soluzione adeguata a creare un sistema complessivo di competenze digitali efficace per la definizione di un’economia digitale nazionale produttiva.
Ha poi chiesto se in considerazione della pressione europea su tematiche di sviluppo digitale quali, ad esempio, la blockchain e l‘intelligenza artificiale da lei menzionate, ambiti che non corrispondono a tecnologie diffuse ma a tool tecnologici specifici o affatto realizzati, comunque oggetto di pressioni di un mercato totalmente gestito dalle Over the top, come ritiene si debba promuovere un mercato anche nazionale di R&D e di soluzioni digitali innovative nelle gare pubbliche, occupate dalle multinazionali in maniera totalizzante. Forse stabilendo un rapporto di accesso 60 a 40 a favore delle PMI?