Migliaia di Comuni senza banda ultralarga, 1,3 miliardi di euro di voucher per stimolare il consumo fermi dal 2017, molti insegnanti smarriti di fronte alla possibilità di e-learning, classi digitali da trovare con il bastone da rabdomante, tantissime (troppe) famiglie senza giga, senza computer, senza stampanti e senza l’abc dell’informatica, solo 6 milioni di cittadini in possesso di Spid, la nostra identità digitale.
“Il Coronavirus ha mostrato l’analfabetismo digitale”
Il Coronavirus ha mostrato a tutti uno degli aspetti che ci hanno resi più impreparati ad affrontare quarantena, zone rosse e isolamento: l’analfabetismo digitale. Chiusi in casa, alle prese con e-learning e smart working gli italiani hanno dovuto prendere atto della propria sottocultura digitale e di quella dello Stato, privo di un vero ministero alle Infrastrutture digitali, alle prese con Sottosegretari senza deleghe specifiche, con un Fondo innovazione soffocato in culla. Se fino a ieri a raccontarci questo scenario da Terzo mondo era il cosiddetto indice Desi (The Digital Economy and Society Index) con l’Italia fanalino di coda in Europa davanti solo a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria, oggi ce ne siamo resi conto in prima persona, e forse è meglio così. Con mamme, papà e nonni costretti a scarica (finalmente) il registro elettronico sul cellulare, con i neo-diciottenni costretti a dotarsi o a utilizzare Spid per avere i 500 euro del Bonus Cultura, con le famiglie costrette a fare la spesa on-line abbiamo mosso il primo passo lunare nell’era digitale. Ed è stato come andare sott’acqua senza bombole dell’ossigeno.
Mancano le infrastrutture digitali (meno del 2% dei Comuni delle cosiddette aree bianche raggiunti dalla fibra di Stato di Open Fiber), manca la cultura digitale. Lo abbiamo visto con l’e-learning: compiti che arrivavano via Whatsapp, in formato jpeg e a colori (per la gioia di chi ha fatto fuori interi toner della stampante), lezioni improvvisate su Skype (con le mamme lavoratrici e senza computer domestico costrette a lasciare a casa il cellulare al figlio), frettolosi corsi di formazione per usare Google Suite.
Cosa fare? 4 proposte
Alcune pietre la Lega le ha già posate:
- partire senza esitazione da settembre con la nuova educazione civica, che prevede l’educazione alla cittadinanza digitale e l’utilizzo in questo senso dei soldi per la formazione dei docenti.
- Sbloccare subito, adeguandone le finalità in accordo con l’Europa, gli 1,3 miliardi destinati a famiglie e scuole per i voucher per la banda ultralarga, come richiesto dalla Risoluzione della Lega approvata all’unanimità in IX Commissione alla Camera.
- Una volta terminata l’emergenza, nominare i Governatori commissari per il piano BUL, portando finalmente la connettività in tutta Italia, facendo leva sulla tecnologia Fwa che non può essere relegata al 20% come previsto dai bandi vinti da Open Fiber.
- E, infine, ma forse dovrebbe essere la priorità, portare l’unico reddito di cittadinanza utile nelle case degli italiani, il reddito di cittadinanza digitale.
Non può esistere un’Italia in cui ogni famiglia non abbia in casa un computer, una stampante e una connessione a banda ultralarga. Il Bonus Cultura dei 18enni (il cui fondo è stato tagliato con l’ultima finanziaria) dev’essere esteso all’acquisto di computer e tablet (ovviamente non di cellulari!) e va istituito un fondo una tantum per la Famiglia digitale. Mentre il Paese si ferma per il virus, diffondiamo il vaccino contro l’analfabetismo digitale.