Il mese di giugno 2019 è stato il più caldo mai registrato negli ultimi 140 anni. Secondo il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), la temperatura media globale sul pianeta Terra è aumentata nel mese di giugno di 0,95°C e ha fatto molto caldosoprattutto in Europa, in Africa e Sud America, ma anche in Asia orientale e Canada occidentale, con gravi ripercussioni sullo stato di salute dei ghiacci marini e montani, che rapidamente si stanno portando verso un nuovo mimino storico.
L’Italia ha registrato una temperatura superiore di 3,30°C rispetto alla media trentennale (1971-2000). Secondo dati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), giugno 2019 nel nostro Paese è stato il più caldo degli ultimi 15 anni (il record appartiene alla torrida estate del 2003): le temperature minime si sono attestate a +2,98 gradi rispetto della media, quelle massime a +3,62 gradi.
Insomma, (dopo un maggio molto fresco e piovoso) abbiamo avuto un’esatte che è iniziata all’insegna del sole e del caldo in aumento, con luglio sta continuando più o meno sulla stessa strada, con conseguente incremento dei consumi idrici e soprattutto elettrici, dovuti all’utilizzo massiccio di condizionatori d’aria in casa come al lavoro, ma anche negli uffici pubblici e nelle attività commerciali di ogni tipologia e dimensione.
Nel mese di giugno 2019, infatti, secondo rilevazione Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, la domanda di elettricità in Italia è stata di 27,8 miliardi di kWh, in crescita del 2,9% rispetto allo stesso mese del 2018. Tale risultato è stato ottenuto con una temperatura media mensile superiore di 1,2°C rispetto a giugno 2018.
Il cresciuto fabbisogno è stato comunque soddisfatto per l’88,2% con produzione nazionale e per la quota restante (11,8%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (24,7 miliardi di kWh) è risultata in aumento rispetto a giugno 2018 (+3,7%). In crescita le fonti di produzione geotermica (+0,4%), fotovoltaica (+5,3%), in calo le fonti idrica (-1,1%) ed eolica (-30%).
Alla cattiva performance delle fonti energetiche rinnovabili, è corrisposta una assolutamente migliore delle fonti termiche, tra cui certamente gas e petrolio, che hanno registrato un incremento del 9,2% su base annua.
Nel 2017, il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica è stato coperto per il 62,8% attraverso centrali termoelettriche, che bruciano principalmente combustibili fossili, mentre nel 2018 tale valore è salito al 64,9%.