L’Italia è caratterizzata dalle sue piccole e medie imprese. Le famose PMI, di cui sentiamo parlare ovunque, e che troviamo spesso legate alla definizione di “unicità italiana”.
Le difficoltà delle PMI
Queste vivono oggi le maggiori difficoltà nell’affrontare la trasformazione digitale.
Spesso, infatti, viene sottolineata la difficoltà di queste realtà nel rimanere al passo con le ultime innovazioni tecnologiche. Le iniziative per supportare il processo di trasformazione digitale sono innumerevoli; un case study molto interessante, anche per come è stato realizzato e, soprattutto, comunicato, è il contest “Botteghe Digitali”, che Banca IFIS Impresa ha realizzato qualche anno fa.
L’iniziativa consisteva nel coinvolgere piccole realtà territoriali italiane, di nicchia e quindi digitalmente vergini, e trasformarle, attraverso il lavoro di consulenza della stessa banca, in PMI innovative e completamente calate nella nuova realtà tecnologica.
L’iniziativa
Un’iniziativa senza dubbio lodevole, ma sfortunatamente chiusa dopo appena due anni.
Noi, però, vorremmo prendere la definizione di botteghe digitali data da Banca IFIS e rovesciarne il significato; non più PMI che sono riuscite a trasformare i propri modelli di business abbracciando il digitale, ma realtà medio/piccole che si propongono come alfieri del digitale Made in Italy.
Di queste imprese non si parla mai, eppure il loro ruolo è essenziale sul mercato; infatti, dato che il tessuto economico italiano è caratterizzato, come detto, da realtà medio/piccole, chi si dovrebbe occupare della loro trasformazione digitale sono le stesse PMI italiane attive nel digitale, che creano e portano avanti software, soluzioni o attività consulenziali.
Queste possono essere definite come le vere botteghe digitali italiane; in effetti, solo chi è piccolo e si trova nella stessa posizione “territoriale” e “mentale” dei propri clienti può comprendere le loro necessità e le grandi paure per il rinnovamento tecnologico, e quindi trovare una soluzione.
I grandi soggetti internazionali, che vantano tecnologie all’avanguardia e una potenza di fuoco economica impareggiabile, non hanno la capacità né umana, né esperienziale per comprendere l’unicità del tessuto economico italiano.
Eppure queste realtà, come già detto, rimangono nell’ombra e i loro risultati non vengono tenuti in considerazione dalle aziende del territorio, probabilmente perché la mentalità comune ci convince che l’innovazione digitale “non è cosa da italiani”.
Cosa fare
Come fare quindi per demolire questo pregiudizio e favorire il giusto scambio di valore fra le stesse PMI italiane, che permetterebbe a tutti di crescere e, magari, di recuperare la giusta rilevanza sullo scacchiere internazionale?
In primis, c’è bisogno che le PMI che desiderino imbarcarsi nella trasformazione digitale siano consapevoli che esistono realtà della loro stessa dimensione, e con gli stessi valori, che possono aiutarle durante il loro percorso.
È necessario, quindi, che le botteghe digitali comincino a farsi conoscere di più sul territorio, permettendo a chi ne ha bisogno di farsi supportare. Per far ciò bisogna utilizzare tutti gli strumenti possibili per presidiare le proprie aree di interesse sia fisiche, che digitali.
Occorre confrontarsi con il mercato e farsi “leggere”, pubblicando contenuti originali, relazionandosi con gli stakeholders e dimostrando le proprie capacità e idee.
In secondo luogo, è ugualmente importante che le PMI italiane comprendano che il nome internazionale e altisonante non è sinonimo di risultati positivi; anzi, di solito i progetti digitali esprimono tutte le loro potenzialità nelle piccole realtà dinamiche e creative.
Non solo grandi imprese
In definitiva, la trasformazione digitale non è più un’esclusiva delle grandi imprese; oggi le competenze, rappresentate dai manager di prima generazione, sono uscite dagli uffici di vetro dei palazzi di Milano e Roma, e hanno cominciato a colonizzare tutti i territori circostanti.
Questi hanno cominciato a mettersi in proprio e a investire nello sviluppo di prodotti innovativi, che le società da cui provenivano non realizzavano. Oggi i tempi sono maturi perché le loro botteghe digitali possano guadagnarsi il giusto palcoscenico per dimostrare il valore del digitale Made in Italy.
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