Ha suscitato grande interesse – e sta purtroppo suscitando molte sacrosante polemiche il Bonus Pc e Internet – il progetto di Infratel per il Ministero dello Sviluppo Economico che prevede la messa in campo di ingentissime risorse mirate ad aumentare la diffusione della Banda Larga e dei relativi apparati informatici tramite l’emissione di Voucher del valore di 500 Euro destinati alle famiglie a basso reddito.
È stato pubblicato nella serata di ieri il Decreto del Ministro Patuanelli che conferma l’impostazione iniziale nonostante le vibrate espressioni di scontento che sono state espresse da più parti; tra esse la Free Modem Alliance, l’Unione Nazionale Consumatori e anche l’EuCER Council che ha inviato una nota alla Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea.
Mi trovo a dover aggiungere, a nome della Aires e della Ancra Confcommercio Imprese per l’Italia, ulteriori elementi di perplessità rispetto a quello che, nelle finalità, potrebbe essere – spero di non dovere ancora dire “avrebbe potuto essere” – un grande trampolino di lancio per la diffusione della rete e soprattutto per la sua adozione da parte di una sempre più vasta parte della popolazione italiana.
Bonus Pc e Internet: cosa ne sappiamo
Al netto del contenuto del Decreto appena pubblicato, tutto ciò che è noto agli operatori in merito alle decisioni del Governo su questo tema si deve a quanto comunicato dal Comitato banda ultra larga (COBUL) lo scorso 5 maggio 2020 e da quanto riportato dal documento relativo alla fase 2 del programma posto in consultazione da Infratel, società «in house» del Ministero dello sviluppo economico e soggetto gestore dell’iniziativa e attuatore della strategia italiana per la banda ultra larga.
Malgrado il documento ponga in consultazione solamente la fese 2 del programma (ossia quella parte del piano che istituisce i voucher destinati alle famiglie con un ISEE fino a 50.000 euro per u quali non è previsto un contributo per l’acquisto dei dispositivi hardware) è riportato puntualmente che l’operatore fornitore dovrà garantire l’erogazione del servizio per almeno un anno, nonché la fornitura dei relativi dispositivi elettronici (CPE) e, per alcune classi di famiglie (con ISEE fino a 20.000 euro) anche un tablet o personal computer, fornito dal medesimo operatore.
Sembra chiaro, quindi, che l’intenzione del Ministero sia quella di concentrare in un’unica categoria di operatori economici funzioni che normalmente sono gestite – in concorrenza – da una moltitudine di operatori.
Bonus Pc e Internet: i dubbi
Il progetto, per come lo abbiamo inteso, solleva quindi dubbi circa la sua compatibilità con le norme che determinano la libera scelta del terminale da parte dell’utente del terminale finale e perplessità sull’impatto che tali scelte potrebbero avere in relazione alla concorrenza tra operatori.
Nel testo è stabilito che per le famiglie “standard” (senza limiti ISEE) sia erogato un voucher dall’importo pari a 200 Euro, destinato unicamente all’abbonamento a servizi che offrano una connettività pari almeno a 30Mps; per le famiglie a basso reddito (ISEE< 20.000 Euro), invece, il voucher è di 500 euro e, oltre che per servizi di connettività, è destinato anche ad elementi hardware, ossia i tablet o pc, forniti dal medesimo operatore che ha offerto il servizio.
I rivenditori sarebbero quindi esclusi dalla possibilità di far utilizzare il voucher presso i propri punti vendita con gravi danni e con una evidente distorsione della concorrenza.
La protesta dei rivenditori dei prodotti elettronici
Come Aires, Ancra, EuCER Council e anche con il supporto di MediaWorld abbiamo quindi deciso di intervenire sia verso il Governo italiano sia verso le istituzioni comunitarie (Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea).
Qui il link al documento che abbiamo inviato a Bruxelles.
In sede di consultazione nazionale abbiamo anche proposto una semplicissima modifica alla procedura, eccola:
1. Il Consumatore sceglie l’operatore di telecomunicazioni che preferisce e stipula con esso il contratto per la connettività;
2. Una volta stipulato il contratto, il consumatore sceglie se ricevere l’hardware direttamente dall’operatore di telecomunicazioni con il quale ha stipulato il contratto per la connettività oppure se, con la quantità di bonus residuo, recarsi da qualunque altro operatore economico per l’acquisto (in tutto o in parte) del prodotto hardware desiderato (ovviamente fra quelli ammessi);
3. Il consumatore che sceglie di acquistare l’hardware presso un operatore diverso da quello con il quale ha stipulato il contratto per la connettività è tenuto a presentare al (nuovo) rivenditore scelto copia del contratto stipulato per permettere allo stesso di conoscere il Bonus residuo ed applicare il relativo sconto sulla merce, utilizzando l’apposito portale messo a disposizione da Infratel Italia
Sarebbe una modalità alternativa semplicissima da attuare, peraltro già in essere nei nostri punti vendita per altre iniziative governative come il Bonus Docenti e il Bonus TV 4.0. che – a ulteriore dimostrazione della efficienza e affidabilità delle nostre imprese – abbiamo messo a punto lavorando con MIUR, con lo stesso MISE e con l’Agenzia delle Entrate.
Il possibile ricorso al TAR
Il Presidente della Aires Andrea Scozzoli ha appena annunciato che l’Associazione ricorrerà in tutte le sedi competenti per impugnare il Decreto e chiedere una sospensiva evidenziando i gravi e irreparabili pregiudizi che tutti gli operatori del settore dell’elettronica rischiano di subire.
Non si tratta certamente di scelte fatte a cuor leggero.
Ma quando le Istituzioni non ti prestano ti ascolto, e rischiano di danneggiarti senza motivo, l’unica strada è gridare a voce più alta cercando in ogni modo di non subire una ingiustizia.