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Bonus 600 euro, il Garante ribadisce a Inps: “Pubblicabili i nomi dei politici beneficiari”. Ma Tridico si nasconde dietro il paravento della privacy

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Il Garante invia dei chiarimenti all'INPS in cui spiega: “Spetta all’Istituto verificare la possibilità di comunicare i dati personali, valutando anche la diversa posizione dei beneficiari eletti a livello nazionale e locale”.

Il Garante dà l’ok alla pubblicazione dei nomi dei 2mila politici che hanno beneficiato del bonus 600 euro e il presidente dell’INPS, Giovanni Tridico, si nasconde dietro il paravento della privacy. 

È questa la nuova anomalia della vicenda, dopo la scoperta di duemila politici, nazionali, regionali e locali che hanno fatto richiesta del contributo. “Abbiamo protetto la privacy dei parlamentari, non abbiamo fatto noi i nomi, si sono autodenunciati”, ha detto Tridico nell’audizione commissione Lavoro riunita in videoconferenza.

Così oggi, il Garante privacy è tornato nuovamente sulla vicenda e ha inviato dei chiarimenti all’Inps in cui spiega che è possibile la pubblicazione dei nomi degli eletti a livello nazionale e locale.

Garante privacy: “Spetta all’Istituto verificare la possibilità di comunicare i nomi, valutando anche la diversa posizione dei beneficiari eletti a livello nazionale e locale”

Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato all’Inps i chiarimenti sulla pubblicazione e comunicazione dei dati dei beneficiari del bonus 600 euro che ricoprono cariche elettive pubbliche.

I chiarimenti integrano le indicazioni generali già fornite dal Garante con il comunicato stampa dell’11 agosto, relativo all’accesso e alla pubblicità dei nomi dei beneficiari.

Per quanto riguarda l’eventuale pubblicazione dei dati personali dell’intera lista dei beneficiari di contributi economici, che riguardano diversi milioni di cittadini, il Garante ha ribadito all’Inps le indicazioni già fornite alle pubbliche amministrazioni con le proprie Linee guida in materia di trasparenza.

Per benefici superiori a 1.000 euro quali beneficiari possono essere pubblicati?

Nelle Linee guida è evidenziato che la disciplina sulla trasparenza prevede – quale condizione di efficacia per l’erogazione del contributo – l’obbligo di pubblicazione degli atti di concessione delle sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese, e comunque di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati di importo superiore a mille euro. Non possono, tuttavia, essere pubblicati i dati identificativi delle persone fisiche destinatarie di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzione di vantaggi economici, nonché gli elenchi dei relativi destinatari nel caso in cui, fra l’altro, “da tali dati sia possibile ricavare informazioni relative allo stato di salute ovvero alla situazione di disagio economico-sociale degli interessati” (art. 26, comma 4, d. lgs. n. 33/2013). 

Spetta dunque all’amministrazione destinataria dell’obbligo di pubblicazione valutare la sussistenza delle condizioni di disagio e, nel caso, provvedere all’erogazione del contributo economico, senza procedere alla pubblicazione dei dati personali del beneficiario. 

Ciò è già stato fatto dall’Inps all’atto dell’erogazione del contributo, classificando il beneficio del bonus 600 euro, alla luce del cd. Decreto Cura Italia, fra gli ammortizzatori sociali cioè un genere di prestazioni erogate dall’Istituto a sostegno del reddito e dunque idonee a rivelare in quanto tali una situazione di disagio economico-sociale del soggetto che le percepisce.

Le richieste di accessso civico

Per quanto riguarda, invece, le richieste di accesso civico generalizzato ricevute dall’Inps riguardo ai dati dei beneficiari del bonus, il Garante ha ritenuto che, nel caso di specie e in questa fase procedimentale, non ricorrano i presupposti per l’adozione di un parere formale dell’Autorità. Il Garante, infatti, è chiamato a intervenire solo successivamente, a seguito della richiesta del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza in caso di riesame laddove l’accesso generalizzato sia stato negato o differito per motivi attinenti alla protezione dei dati personali.

Il Garante ha ritenuto tuttavia opportuno richiamare l’attenzione dell’Inps su quanto riportato nelle Linee guida dell’Anac, laddove si chiarisce che per valutare l’esistenza di un reale pregiudizio concreto alla riservatezza degli interessati, in base al quale decidere se rifiutare o meno l’accesso civico ai loro dati, l’ente destinatario della richiesta deve far riferimento a diversi parametri. Tra questi vi è anche “il ruolo ricoperto nella vita pubblica, la funzione pubblica esercitata o l’attività di pubblico interesse svolta dalla persona cui si riferiscono i predetti dati”, unito alla circostanza – come indicato  anche nel  comunicato stampa dell’11 agosto – che nel particolare caso esaminato per singole posizioni si può venire a conoscenza, successivamente all’erogazione del contributo, della non sussistenza di una vera situazione di disagio economico-sociale di chi ha percepito il bonus. 

“verificare caso per caso i nomi da rendere pubblici”

Spetta, pertanto, all’Inps verificare caso per caso, previo coinvolgimento dei soggetti controinteressati, la possibilità di rendere ostensibili tramite l’accesso civico i dati personali richiesti – valutando anche la diversa posizione ricoperta dai titolari di cariche politiche elettive a livello nazionale e locale – alla luce della normativa e delle Linee guida dell’Anac, in conformità con i precedenti del Garante in materia di accesso civico”, conclude il Garante.

Infine, l’Autorità si riserva di valutare in separata sede, anche a conclusione dell’istruttoria aperta nei confronti dell’Inps, eventuali altre ipotesi di comunicazione dei dati personali trattati in occasione della vicenda in esame.

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