I dati sulle nuove immatricolazioni di auto elettriche sono eccellenti, se guardiamo alle vendite degli ultimi mesi del 2020. Eppure in Italia il dato cumulato delle elettriche (sia a batteria, sia ibride) per i 12 mesi passati non va oltre il 15-16% del mercato automobilistico nazionale.
È innegabile un salto in avanti rispetto al 2019, ma è altrettanto vero che il risultato sin qui ottenuto è più merito degli incentivi all’acquisto, previsti nell’ecobonus automotive, che in una vera corsa alla mobilità elettrica o eMobility.
Ecobonus, domande per auto elettriche rimangono basse
Proprio considerando gli ultimi aggiornamenti del ministero dello Sviluppo economico, sui fondi residui per l’ecobonus automotive, si nota che quelli destinati alle vetture elettriche sono ancora piuttosto consistenti.
Dei 120 milioni di euro stanziati in occasione dell’avvio delle prenotazioni, lo scorso 18 gennaio, per i veicoli a batterie ed ibridi, ne sono stati richiesti solo 8 milioni di euro circa.
Questo nonostante incentivi che, considerati nel loro insieme, possono anche arrivare a 10.000 euro per un’auto elettrica.
Senza considerare che per l’acquisto di una vettura a batterie e ibrida, con emissioni di CO2 tra 0 e 60 g/km, ci sono sempre disponibili altri 160 milioni di euro residui di altri fondi.
Il vaccino contro lo smog è arrivato, ma non lo vuole fare nessuno
Perché allora i consumatori italiani sono ancora restii a fare il passo verso l’elettrico?
Molto probabilmente le principali barriere all’acquisto sono sempre le stesse: costi generali troppo elevati rispetto ad un’auto tradizionale; un’autonomia delle batterie ancora considerata non affidabile; mancanza di un numero percepito come sufficiente di stazioni di ricarica; la frammentazione dei sistemi di ricarica a disposizione sul mercato e la loro scarsa conoscenza da parte del pubblico; la necessità di rendere più semplice e rapida l’operazione stessa di ricarica.
Il ritorno delle auto a benzina e diesel
In un’Ansa di oggi, riportando il commento del Centro Studi Promotor, prendendo spunto dai dati relativi alle domande di ecobonus per l’acquisto di automobili nuove a basse emissioni, si suggeriva di aumentare le risorse per gli incentivi dedicati alle vetture a benzina e diesel di nuova generazione.
Qui in due settimane circa sono stati già chiesti contributi per 80 milioni di euro circa, tanto da far chiedere alle associazioni di settore nuovi stanziamenti per sostenere la ritrovata domanda e per pianificare ulteriori vendite.
Il timore è che si inizino a fare pressioni per tagliare i fondi alle elettriche e riposizionarli in quelli destinati alle tradizionali auto che bruciano combustibili fossili.
Si parla delle auto con emissioni tra 61 e 135 grammi di CO2 al km, che per quanto “di ultima generazione” comunque inquinano.
Certo è fondamentale rinnovare il parco auto nazionale (girano delle auto così vecchie, che emettono così tanto fumo nero di scarico, che sembrano alimentate a carbone), ma forse bisognava fare qualcosa di più per la mobilità elettrica.
Bisognava fare di più per la mobilità elettrica
Costruire batterie ha un costo, sia ambientale, sia finanziario. La tecnologia è in fase di rapida evoluzione, ma tra la ricerca e la commercializzazione ci vuole tempo. Il vero limite, però, è nella percezione (reale) di una scarsa disponibilità di punti ricarica.
È qui che è mancato qualcosa. Senza un’infrastruttura moderna e diffusa di stazioni di ricarica e di servizio per veicoli elettrici da Nord a Sud, dal Tirreno all’Adriatico, la mobilità elettrica non riuscirà ad affermarsi, se non in contesti cittadini o appena extraurbani.
Rimane il fatto che per uscire dalla situazione di crisi ambientale, climatica ed energetica in cui siamo finiti non c’è altra strada che l’abbandono dei combustibili fossili e la scelta definitiva dell’elettrico e quando sarà possibile anche dell’idrogeno (sempre a zero emissioni, ovviamente).
La scienza ha già parlato, attraverso centinaia di studi scientifici diffusi dalle più prestigiose accademie internazionali. L’elettrico non è 100% “zero emissioni”, ma è in grado di abbatterle del 60-70%, come dimostrato da un recente studio del Politecnico di Eindhoven, che è già tantissimo, visto il livello di emissioni a cui siamo drammaticamente giunti e del loro impatto sull’ambiente e la nostra salute.