Negli ultimi giorni abbiamo spesso sentito parlare di Brexit e di accordi di libero scambio da Londra e Bruxelles. Dopo anni di trascinamento, di litigi e colpi di scena, il divorzio tra Regno Unito ed Unione europea è giunto alle ultime battute.
Tra queste, sicuramente c’è l’accordo sul mercato delle batterie e delle componenti delle auto elettriche.
Un mercato che va a gonfie vele in Gran Bretagna, quello dell’emobility, con le vendite di auto elettriche ibride di nuova concezione (Mild Hybrid Electric Vehicle) aumentate del +232% a novembre 2020 e quelle di auto a batteria del +122%.
Brexit e mercato batterie per veicoli elettrici
Le case automobilistiche britanniche hanno tre anni di tempo per trovare nuovi fornitori nazionali, in loco, per evitare di dover pagare le alte tariffe europee.
Un accordo a prima vista duro, ma che in realtà offre delle scappatoie, perché se inizialmente le batterie, ad esempio, potranno contenere massimo fino al 70% di materiali e componenti extra GB ed extra UE, dal 1° gennaio 2024 tale limite scenderà al 50%.
Questo significa che l’industria britannica della mobilità elettrica dovrà fare affidamento sulle filiere nazionali (ma solo per una quota del 50%, non per intero) e se queste non ci sono vanno realizzate al più presto.
Una nuova supply chain
“L’accordo rende imperativo per il Regno Unito assicurarsi investimenti a ritmo sostenuto in “gigafabbriche” (gigafactories) di batterie e catene di approvvigionamento”, ha dichiarato in un articolo del The Guardian Mike Hawes, amministratore delegato della Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT).
“Affichè la Gran Bretagna possa contare su un’industria dell’auto elettrica redditizia per tutti bisogna investire in aziende nazionali che producono batterie e componenti, serve realizzare filiere”, ha spiegato al quotidiano Ian Henry (AutoAnalysis).
Posti di lavoro a rischio
Se il Paese non raggiungesse tali obiettivi, secondo la Faraday Institution, la mancanza di una catena di fornitura di batterie e componenti per i veicoli elettrici potrebbe costare la perdita di 100 mila posti di lavoro entro il 2040.
Senza contare che la necessità di importare pezzi dall’estero e dall’Unione potrebbe comportare un costo più alto per via dei dazi e quindi un prezzo finale troppo elevato, sia per le aziende di filiera, sia per l’utente finale, impegnando il Governo in una costosa politica di sostegno al settore.
Al momento, la stragrande maggioranza delle batterie utilizzate nelle auto elettriche del Regno Unito (e della stessa Unione europea) proviene da aziende fornitrici dell’Asia orientale, come la cinese CATL, la coreana LG Chem o la giapponese Panasonic.