Dopo le tante promesse e le strette di mano tra Google e i Governi alle prese con la pandemia di Covid-19, in molti cominciano a chiedersi se il gigante di Mountain View non abbia preso tutti in giro, riguardo il tema scottante della privacy e la riservatezza dei dati delle persone.
Nel momento più critico della diffusione del virus e del suo impatto sanitario e sociale, Google ed Apple avevano presentato a diversi Paesi una soluzione tecnologica per il monitoraggio degli spostamenti e soprattutto dei contagi.
App anti-Covid e privacy
Il cosiddetto contact tracing poteva essere effettuato nel pieno rispetto delle leggi sulla privacy attraverso un software libero, che avrebbe agito rispettando la riservatezza di ognuno.
In poche parole, si cercava solo di monitorare la pandemia, non gli spostamenti dei singoli durante la giornata. E invece le cose sono andate molto diversamente.
Germania, Svizzera, Lettonia e Danimarca, ad esempio, dopo aver scoperto che i dati personali relativi agli spostamenti venivano non solo tracciati, ma anche raccolti dal sistema operativo di Google per smartphone, il popolare Android, hanno subito chiesto alla multinazionale un confronto chiarificatore.
Berna ha subito chiesto a Google di modificare le impostazioni del sistema operativo relative alla posizione dell’utilizzatore. La Danimarca, dal canto suo, ha suggerito a Mountain View di aprire rapidamente un tavolo di confronto sulla faccenda.
Il problema, secondo quanto riportato da un articolo del New York Times, è che il software anti-Covid ha bisogno che sia attivato il GPS sullo smartphone, cosa che in automatico fa raccogliere ad Android i dati relativi a posizione e spostamenti o location data.
Sia Google, Sia Apple, hanno rigettato le accuse. Apple ha sostenuto che il suo sistema operativo iOS non funziona in questo modo, mentre da Google semplicemente si ribadisce il rispetto assoluto delle leggi sulla privacy.
Un problema di cyber sicurezza
Ulteriore problema, segnalato dagli esperti di cybersecurity, è che le app anti-virus, che sono state sviluppate rapidamente un po’ ovunque nel mondo, potrebbero favorire non solo la violazione della privacy, ma attacchi informatici di varia natura, tra cui frodi e truffe online, phishing e ransomware, furti di identità, attività di spionaggio (anche considerando che questi applicazioni sono scaricate sui device utilizzati a lavoro).
Ad oggi, superano i 20 milioni di download le app anti-virus sviluppate da diversi Governi in tutto il mondo, secondo l’articolo del NYT.