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“Algoretica condivisa”. Ecco a cosa si riferisce papa Francesco

di don Luca Peyron, coordinatore dell'Apostolato Digitale della Diocesi di Torino |

Papa Francesco ha twittato “Mi auguro che sempre più gli uomini di buona volontà cooperino per la promozione del bene comune, la protezione degli ultimi e lo sviluppo di un'algoretica condivisa". L’algoretica è un neologismo che coniuga algoritmo ed etica.

Pochi giorni fa papa Francesco ha twittato “Ricorre oggi un anno dalla firma della #RomeCall per l’intelligenza artificiale e mi auguro che sempre più gli uomini di buona volontà cooperino per la promozione del bene comune, la protezione degli ultimi e lo sviluppo di un’algoretica condivisa”.

Il tweet

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Algoretica, cosa significa?

Il correttore automatico non riconosce la parola algoretica e forse anche per molti addetti ai lavori le parole del Santo Padre restano in parte oscure. L’algoretica è un neologismo che coniuga algoritmo ed etica, e quanto al dato etimologico ed alla genesi del termine rimandiamo all’Accademia della Crusca che l’ha recentemente inserita tra le parole nuove.

I problemi ed i risvolti etici e sociali connessi all’applicazione degli algoritmi

La preoccupazione della Chiesa cattolica espressa dal successore di Pietro diventa azione concreta nel servizio di alcuni che studiano i problemi ed i risvolti etici e sociali connessi all’applicazione degli algoritmi, alla loro scrittura e più in generale alla loro funzione. Il rimando alle persone di buona volontà fatto dal Papa indica che si tratta di un impegno di civiltà che prescinde dal credo personale e religioso ed investe piuttosto il desiderio di singoli e di istituzioni di perseguire il bene comune nella condizione digitale in cui tutti viviamo.

Perché il riferimento puntuale all’algoritmo

Il riferimento puntuale all’algoritmo come “oggetto” di studio sottolinea come sia opportuno e necessario che le statuizioni di principio, che in effetti non mancano, abbiamo una concreta messa a terra rispetto ai sistemi effettivamente in uso, ai processi di creazione e design degli stessi e, in ultima istanza, in una rinnovata cultura d’impresa e sociale che tenga conto di queste istanze. Come è noto ai lettori di Key4biz, i manifesti etici e le dichiarazioni di intenti sono ormai all’ordine del giorno: la questione cruciale è l’impatto concreto che le dichiarazioni hanno rispetto al codice che è implementato nei sistemi che presidiano il nostro quotidiano e fanno letteralmente girare la macchina mondo incidendo sull’ambiente infosfera in cui siamo immersi tutti.

Perché papa Francesco parla di algoritmi ed etica?

Vi è poi un’altra questione non meno importante: quanto di questi discorsi sia effettivamente patrimonio della collettività. Il fatto che il Papa li faccia propri non rappresenta solo un richiamo agli addetti ai lavori. La platea mediatica di un messaggio papale è sempre globale ed ha il pregio di attirare l’attenzione del mondo su di un tema. Per queste ragioni i Papi sono soliti assumere in proprio appelli riguardando situazioni complesse nel mondo che, per ragioni diverse, non vengono prese in considerazione dell’opinione pubblica. Uno degli aspetti del mandato petrino è precisamente questo: dare voce a chi non ha voce, dare voce agli ultimi. Qui in gioco non c’è l’ultimo in senso proprio, classico, per così dire, ma un intero tema che al lettore pare centrale e noto, ma che a ben vedere non è intercettato dalla stragrande maggioranza dei consociati. Il dibattito culturale sugli algoritmi è un dibattito di nicchia che non prende le prime pagine dei giornali, e questo è ormai non accettabile visto le implicazioni sociali, economiche e spirituali di questo tema. L’esternazione papale non è la prima, ma fa parte di una serie piuttosto cospicua e puntuale.

Se il progresso tecnologico aumenta le disuguaglianze non è un progresso reale

Nel novembre scorso – coincidenza felice con l’anniversario della fondazione del Servizio per l’Apostolato Digitale che rappresento e che si occupa di analizzare questi temi con continuità – il Papa ha rilasciato quale intenzione di preghiera per la Rete mondiale di preghiera queste parole: “L’intelligenza artificiale è alla base del cambiamento di epoca che stiamo vivendo. La robotica può rendere possibile un mondo migliore se è unita al bene comune. Perché se il progresso tecnologico aumenta le disuguaglianze non è un progresso reale. I progressi futuri devono essere orientati al rispetto della dignità della persona e del Creato. Preghiamo affinché il progresso della robotica e dell’intelligenza artificiale sia sempre al servizio dell’essere umano… possiamo dire ‘sia umano”.

La nuova missione benedetta

Socializzare il dibattito è una missione a portata di tutti, farlo in modo opportuno ed inopportuno, sempre più un dovere civico, una vocazione per quanti di noi che sentendo l’urgenza di questi temi se ne sono fatti in qualche modo carico. Non è propriamente una santa alleanza, certamente una missione benedetta, che ci fa del bene perché fa del bene. 

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