“Il Governo valuta l’esercizio dei poteri speciali” se sono a rischio con le reti 5G “gli asset strategici per la sicurezza nazionale. Altrimenti, non possono essere messe in discussione né la necessità di attrarre investimenti esteri né la contendibilità delle aziende”. Questo è il concetto chiave espresso da Gennaro Vecchione, direttore generale del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, intervendendo nel dibattito su sicurezza e 5G con una intervista a DigitEconomy.24, pubblicata dal ‘Sole 24 Ore’.
Per il capo dell’Intelligence il concetto di sicurezza nazionale non va dilatato all’estremo: vale per gli asset strategici, negli altri casi non si interferisce nelle dinamiche della concorrenza.
“Non si può dilatare sino all’estremo il concetto di sicurezza nazionale”
In ambito telco, dove nelle reti e nei data center gli apparati cinesi sono presenti a vari livelli, Vecchione avverte che ”non si può dilatare sino all’estremo il concetto di ‘sicurezza nazionale’, a meno che non si ritenga di abbandonare il modello di economia aperta”. Riguardo alla proprietà delle telco, che in molti casi hanno azionisti di riferimento stranieri, il capo del Dis ricorda che c’è sempre la possibilità di applicare il Golden power, ma ribadisce: ”Deve trattarsi di asset strategici per la sicurezza nazionale. Altrimenti, non possono essere messe in discussione né la necessità di attrarre investimenti esteri né la contendibilità delle aziende”.
“La principale preoccupazione? Coniugare opportunità e mitigare rischi 5G
”Il 5G è una tecnologia abilitante. È un acceleratore della trasformazione digitale, offre opportunità di innovazione imperdibili”, spiega Vecchione. Ma, allo stesso tempo, costituisce un cambio di paradigma: non sono più i servizi ad adattarsi alla rete, è la rete che si adatta ai servizi, quindi chi la controlla si ritrova ad avere in mano leve importanti dello sviluppo economico. Non solo. L’architettura della rete 5G è complessa e per ciò stesso presenta rischi per la sicurezza. Al contempo, nella filiera del 5G si intrecciano, al livello globale, numerosi attori, in forte competizione fra loro, intenti a guadagnare posizioni di supremazia tecnologica. Il nostro approccio prende le mosse da queste consapevolezze. La principale preoccupazione è quella di coniugare la capacità di cogliere appieno tutte le opportunità che il 5G offre con l’abilità nel mitigare al massimo i fattori di rischio, agendo in ottica preventiva”.
”La legge attribuisce all’Intelligence il compito di difendere i nostri interessi politici, militari, economici, scientifici ed industriali. Come vede, è un novero molto ampio, nel cui ambito è fondamentale distinguere fra gli interessi vitali, che se venissero compromessi metterebbero a repentaglio il Paese, e tutti gli altri”, aggiunge Vecchione-. “Non si può dilatare sino all’estremo il concetto di ‘sicurezza nazionale’, a meno che non si ritenga di abbandonare il modello di economia aperta, che invece deve continuare a caratterizzarci al pari delle altre democrazie occidentali, per abbracciare formule dirigistiche o protezionistiche che non ci appartengono. Quindi, il criterio in base al quale la protezione dei superiori interessi del Paese deve prevalere sulle regole del libero mercato è quello della rilevanza strategica dei settori e degli asset. Negli altri casi, non si interferisce nelle dinamiche della concorrenza”.
Per le telco così si applica il Golden Power
”Quanto alle telco, la disciplina sul Golden Power può applicarsi o alle reti attraverso le quali transitano dati e informazioni sensibili; oppure agli operatori, a fronte di operazioni di acquisto di partecipazioni societarie, fusioni, scissioni, trasferimento di controllate” spiega Vecchione-. “In entrambi i casi, a seguito della notifica che la legge impone, il Governo valuta l’esercizio dei poteri speciali, attenendosi ai criteri stabiliti. Ma, ripeto, deve trattarsi di asset strategici per la sicurezza nazionale. Altrimenti, non possono essere messe in discussione né la necessità di attrarre investimenti esteri né la contendibilità delle aziende”, ha concluso il direttore del Dis.